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Il pericolo vero per il Cav La strategia della palude

Silvio Berlusconi

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Che cosa c'è davvero dietro le fibrillazioni politiche di questi caldi giorni di mezza estate? Una voglia reale di ribaltone o non piuttosto il desiderio di lasciare che le cose continuino ad andare così come stanno andando, per ottenere lentamente il risultato di un logoramento dell'immagine del governo nel suo complesso e, di riflesso di un indebolimento della figura del premier? Alle possibilità concrete di un ribaltone sotto qualunque forma esso possa presentarsi - nuova maggioranza, governo di larghe intese, governo tecnico, governo di salute pubblica, governo balneare e chi più ne ha più ne metta - è difficile credere. La legge dei numeri è inesorabile, anche se in politica le regole dell'aritmetica non sono mai valide. Non si riesce a vedere proprio attorno a quale programma, minimo o massimo che si voglia, sia possibile racimolare una maggioranza in grado di portare avanti una linea politica o anche soltanto realizzare qualche riforma, piccola o grande, per la quale esista un sufficiente livello di condivisione. La prospettiva, al contrario, di assistere ad un impantanamento progressivo del governo in una palude capace di emanare miasmi sempre più mefitici, sembra essere quella attualmente preferita dalle opposizioni parlamentari e non parlamentari. Ma sembra anche essere quella auspicata dalla pur singolare e variegata opposizione interna alla maggioranza governativa: un'opposizione che è costituita da tanti piccoli sciacalli o avvoltoi della politica (ne esistono anche nel centrodestra) che, preoccupati dell'utile personale o della propria fazioncina, pensano di poter banchettare presto con la carcassa di Berlusconi e si dilettano a fare ricatti o imbastire trappole parlamentari allo scopo di acquistare maggiore visibilità e peso politico. Se tutto ciò è vero - come tutto lascia ritenere sia vero - allora è in atto una "strategia della palude" il cui scopo ultimo non è tanto quello di far cadere Berlusconi e il governo, quanto piuttosto quello di infangare una intera classe politica e di impedire che il centrodestra, lacerato dalla doppia offensiva dei nemici-nemici e degli amici-nemici, sia costretto a non governare e a dare l'impressione al Paese di non essere in grado di portare avanti nessuna delle riforme di modernizzazione politica ed economica promesse in campagna elettorale.   Di questa "strategia della palude" e dell'impantanamento progressivo sono responsabili in primo luogo le forze politiche di opposizione ben consapevoli di essere una vera e propria armata brancaleone priva di ogni consistenza progettuale e programmatica, tenuta insieme unicamente dall'odio nei confronti di Berlusconi e non già da una visione politica alternativa a quella del centrodestra. Ne sono anche responsabili, in secondo luogo, quei settori della maggioranza che vogliono rinverdire l'infelice stagione del correntismo politico e l'infausta memoria. E ne sono, pure, infine, responsabili quegli ambienti giornalistici d'informazione, sedicentemente indipendenti ma in realtà legati a ben consolidati gruppi di potere bancario, economico e politico, che ogni giorno scaricano vagoni di fango, diffondono illazioni sulla base di brani di intercettazioni e di interviste o mezze interviste e mobilitano i propri editorialisti per mantenere alta l'attenzione critica sul livello di moralità della classe politica e ribadire il concetto dell'inadeguatezza culturale, morale e politica del centrodestra a governare. Che ci sia una questione morale che riguarda alcune persone del centrodestra è fuori di dubbio: vi sono comportamenti individuali che, in taluni casi, collidono con l'etica politica. E su di essi bisogna intervenire. Ma c'è, anche e soprattutto, una questione morale che tocca l'intero universo politico del nostro Paese e che riguarda quanti, giornalisti e magistrati, per esempio, in nome della libertà intesa come licenza d'informazione esprimono opinioni, trinciano giudizi, anticipano condanne e sentenze. Non sono forse, per esempio, sintomo eloquente di una questione morale le interviste rilasciate da magistrati titolari di inchieste che toccano membri del governo a giornali dichiaratamente antigovernativi? La questione morale s'intreccia con quella politica. È alla base dell'imbarbarimento della lotta politico-parlamentare nel nostro Paese. E del suo impantanamento. È necessario - per il governo, per Berlusconi, per il futuro del centrodestra, ma anche per il Paese intero - uscire dalla palude. Con un sussulto di energia. Costi quel che costi. Tutto è meglio del logoramento.  

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