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Ad agosto il patto salva Pdl

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Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini

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L'incontro ci sarà. Ma non sarà l'Incontro, con la "i" maiuscola. Casomai sarà un primo incontro, l'inizio di un dialogo. Insomma, Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi si vedranno nella prima settimana di agosto. Si dovrebbero vedere, ad essere più corretti, visto che il loro rapporto ormai è appeso a un filo e ogni piccolo sussulto, ogni frase leggermente sopra le righe può rimettere tutto in discussione. Dunque, tutto ciò che si può documentare è lo stato della trattativa che di fatto è ferma. Perché si attende il passaggio finale delle intercettazioni. Finiani e berluscones hanno raggiunto l'accordo sul testo che viene totalmente incontro alle richieste del presidente della Camera fissando un'udienza filtro con cui il gip, insieme ad accusa e difesa, deciderà cosa delle registrazioni potrà essere usato dai media. Ipotesi di modifica che è stata disconosciuta dallo stesso Berlusconi (ma difesa dalla fedelissima del Cav Annagrazia Calabria e persino dal suo avvocato Ghedini): «Lascerà pressappoco la situazione com'è adesso, ovvero non lascerà agli italiani la libertà di parlare al telefono».   Il Cavaliere prende le distanze, come a vantare un credito. Per esempio sulla par condicio, il testo è già stato presentato al Senato da Alessio Butti. Fini lo comprende e infatti risponde secco: «Ha prevalso il buon senso, il testo è ora in linea con la Costituzione». Come a dire: ho solo evitato che la nuova legge venisse bocciata dal Quirinale o dalla Corte Costituzionale. È tattica. O pretattica. In silenzio le diplomazie lavorano al faccia a faccia e finora c'è un accordo di massima. Berlusconi ha fatto sapere di essere disponibile a riconoscere la minoranza interna a patto però che si adegui alle regole rispettando le scelte decise dalla maggioranza del partito. In sostanza è il lodo Cicchitto, visto che il capogruppo alla Camera ha prospettato questo tipo di soluzione. Fini in verità ha fatto sapere che la questione è meramente politica. Vuole che gli venga riconosciuto il ruolo di cofondatore, in pratica la co-guida di governo e partito. D'altro canto, fanno osservare i finiani, se le grandi decisioni vengono prese prima, concordate prima, se l'intesa è a monte, nelle aule parlamentari, non ci sarà nessun tira e molla. Anche per questo Berlusconi potrebbe offrire anche alcune posizioni nei posti chiave del partito. Quello che ha fatto sapere è che si va verso un azzeramento del vertice del partito con conseguente nomina di un coordinatore unico: l'unico nome circolato era quello di Mariastella Gelmini. Coordinatore affiancato da quattro vice: due berlusconiani doc (così il premier manterrebbe la maggioranza al vertice), uno ai finiani e uno all'area ex An che però ha scelto di stare col Cav. Ma proprio questa componente non ne vuole assolutamente sapere. Tanto per fare un nome, Ignazio La Russa ha retto il partito nella fase più difficile e complicata e non vuole essere silurato come un Verdini qualunque. Per giunta Fini vuole avere un'adeguata rappresentanza non solo al vertice del partito, ma anche dei gruppi parlamentari. Insomma, vuole scegliere i due vicecapogruppo e in particolare quello al Senato dove il Pdl risponde completamente a Maurizio Gasparri e quindi a Berlusconi. Poi c'è una questione cara a Fini ma sulla quale Berlusconi non ha fatto pervenire alcuna risposta: il congresso. Il presidente della Camera vuole che si svolga prima della scadenza naturale, nella primavera del 2012, ed è disponibile a dichiarare apertamente che Berlusconi è il leader e non è in discussione. Il premier, nella famosa direzione nazionale dello scontro in diretta tv nell'aprile scorso, aveva detto che si sarebbe svolto entro un anno. Poi però non ha fatto seguire alcuna decisione concreta. E davanti al silenzio, Fini ha scelto di venire allo scoperto chiedendo che nel Pdl si possa discutere ed eleggere le strutture di partito, a partire da quelle locali «come si fa nei partiti democratici». Ha sollecitato che si proceda in questa direzione per decidere «chi ha i mezzi, le capacità e la credibilità per dirigerlo: per questo è venuto il momento di fare il congresso». Frasi e parole che il co-fondatore ha usato nel corso di un incontro ieri con i dirigenti di Generazione Italia a Pescara ai quali ha detto chiaro e tondo che «nessuno mette in discussione la leadership di Berlusconi». Lo dice ai suoi perchè il Cav intenda.

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