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Tremonti già parla da premier

Fotomontaggio con Vendola, Tremonti e Fini

Nel Pd Vendola sfida Bersani

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"Il governo Berlusconi è forte e non esistono alternative credibili". Né governi tecnici né larghe intese. Sono fuori dalla storia e l'Europa non lo approverebbe». Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, in un'intervista a Repubblica, non le manda a dire. Incita l'esecutivo a continuare a lavorare, anche se non nasconde la «questione morale». Smentisce anche di aver mai evocato le dimissioni: «Mai minacciato nulla. Tutt'al più ho detto qualche volta "non firmo"». Sulla presunta loggia P3 emersa con l'inchiesta sull'eolico, Tremonti ammette che «non si tratta solo di una mela marcia» ma che «è venuta fuori una cassetta di mele marce». Tuttavia, aggiunge, «l'albero e il frutteto non sono marci» e invita a distinguere tra «reati e peccati». Il titolare dell'Economia rivendica poi meriti al suo governo: «Abbiamo fatto - dice - la riforma delle pensioni più seria d'Europa. Pensioni e Pomigliano sono due P più importanti della P3», mentre minimizza sul ddl intercettazioni: «La discussione tra privacy e diritto all'informazione si è persa - premette - ma più che di legge bavaglio parlerei di bavaglino». Tremonti va a tutto campo. Sulla manovra si dice sicuro che «alla fine anche le Regioni come i Comuni e le Province faranno l'accordo» mentre al leader del Pd Bersani replica che il segretario dei Democratici «discute sempre sul chi ma mai sul cosa».   Infine, minimizza lo scontro tra Fini e Berlusconi. Insomma, pur tirando la volata al capo del governo, il ministro finisce per parlare da premier. In fondo anche la scelta di rilasciare una lunga intervista al giornale sempre critico nei confronti del presidente del Consiglio ha un sapore particolare. Non è un caso che il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, commenti: «È ovvio che Tremonti dica no a un governo di larghe intese e difenda questo stato delle cose: ormai è lui che guida il vapore, e non più Berlusconi». Il Pd attacca: «Le bolle di sapone del ministro Tremonti non riescono a coprire una politica economica inefficace, profondamente iniqua, senza alcun respiro strategico. Il nostro ministro procede alla cieca. La manovra è il decimo intervento di finanza pubblica in due anni, un record assoluto nei paesi Ocse», spiega il responsabile economico dei Democratici, Stefano Fassina. La Lega Nord la pensa diversamente: «Tremonti è bravissimo, è un grande ministro. Negli anni che siamo stati fianco a fianco in consiglio dei ministri, l'ho sempre visto lavorare in maniera assolutamente leale e corretta con tutti», dice il vice ministro delle Infrastrutture, Roberto Castelli. Gli fa eco il capogruppo alla Camera, Marco Reguzzoni: «Non c'è dubbio che l'intesa Bossi-Berlusconi prosegua duratura e forte. Quanto detto dal ministro Tremonti è giusto. Noi concluderemo la legislatura dando al Paese la prima vera riforma fiscale dopo 40 anni».   Mentre l'eurodeputato del Pd David Sassoli non ci sta: «Invece di fare spallucce, il ministro Tremonti porti in discarica la cassetta di mele marce e disinfesti il giardino. Il governo riferisca subito in Parlamento». Ragiona il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto: «Io penso ad un partito che non rinunci alla sua caratteristica di una leadership carismatica, perché il rapporto tra Berlusconi e gli elettori va oltre qualunque formula partitica si possa immaginare. Ma nello stesso tempo, a leader forte deve corrispondere un partito forte». Mentre il capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri, rimanda le critiche al mittente: «La sinistra che si erge a moralista dovrebbe rispondere su alcune questioni morali devastanti che riguardano il Pd e i suoi dintorni».  

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