L'Europa lo promuove e Tremonti si rafforza

Giulio Tremonti segna un altro punto a suo favore. Il ministro dell'Economia vola a Bruxelles e incassa la promozione dei colleghi europei che danno il via libera alla Manovra messa a punto dal governo italiano. Un successo che rafforza Tremonti soprattutto in chiave interna. Non a caso, parlando nella saletta stampa italiana del Consiglio Ue, il numero uno di via XX Settembre ribadisce che non ci sarà «nessun arretramento né sui numeri, né sui contenuti». E aggiunge, quasi a voler sfidare quanti attaccano il testo in discussione al Senato (domani il voto di fiducia ndr), spiega che nel corso delle settimane la Manovra «è migliorata». Insomma chi spera in correzioni dell'ultima ora può mettersi l'anima in pace. «Qui è stato valutato - spiega Tremonti - come l'Italia abbia adottato misure efficaci ed adeguate, perfettamente in linea con gli impegni presi». Sottolineando poi che siamo di fronte a una Manovra dettata dall'Europa «ma che sarebbe stata comunque necessaria, visto che riflette la situazione dell'elevato debito pubblico e dei mercati». Nel testo approvato dai ministri finanziari della Ue (che hanno dato l'ok anche alle manovre di Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Portogallo) si sottolinea come «il governo italiano ha finora agito conformemente alle raccomandazioni» del Consiglio. L'Ecofin ha quindi fatto proprio il giudizio della Commissione Ue secondo cui «al momento nessun'altra misura si rende necessaria nel quadro della procedura di infrazione per deficit eccessivo» aperta lo scorso dicembre. «Pur con qualche criticità comunicativa - prosegue il ministro dell'Economia - il testo della Manovra è lo stesso presentato all'inizio dal governo, sia per quel che riguarda le quantità, sia per quel che riguarda la qualità». Semmai c'è stato qualche "avanzamento". Tra questi il ministro sottolinea «la più grande riforma delle pensioni fatta in Europa quest'anno. Una riforma - aggiunge - fatta con un emendamento, nella pace sociale, senza neanche un giorno di sciopero». Ed è a questo punto che Tremonti decide di smentire pubblicamente il suo collega di governo Maurizio Sacconi. Il titolare dell'Economia mostra una certa irritazione verso chi, soprattutto sulla stampa, invece di sottolineare l'importanza delle misure prese per stabilizzare la spesa previdenziale ha enfatizzato oltremodo l'ipotesi (poi sparita dal testo) di far saltare il limite dei 40 anni di contributi per la pensione. Un'ipotesi che Sacconi, nel tentativo di smorzare le polemiche, aveva definito «un refuso» affrettandosi ad assicurare che l'errore sarebbe stato immediatamente corretto. La versione di Giulio è un tantino diversa: «Non è stato un refuso, ma il tentativo di introdurre nella riforma ulteriore rigore. Non bisogna limitarsi al folklore ma guardare alla sostanza. Le critiche aiutano, ma devono essere serie, costruttive, non superficiali». L'ultimo pensiero è per Bankitalia che segnala un nuovo record per il debito pubblico a maggio. Tremonti assicura: «Nell'insieme i dati che abbiamo sulle entrate e sul gettito sono in linea con le previsioni». E aggiunge: «L'Italia, che ha un enorme debito pubblico, per fortuna ha un enorme risparmio privato. Non farei a cambio con Paesi che hanno un debito pubblico più basso ma un debito privato quattro volte più grande».