Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

"Volevo conquistarmi meriti con Berlusconi"

default_image

  • a
  • a
  • a

Voleva accreditarsi agli occhi di Silvio Berlusconi. Il suo intento sarebbe stato quello di dimostare al premier che era in grado di raggiungere le più alte cariche istituzionali. Così il geometra Pasquale Lombardi ha spiegato agli inquirenti il significato delle migliaia di intercettazioni telefoniche registrate durante le indagini sulla nuova P2. «Con riferimento alla vicenda del giudizio di costituzionalità relativo al cosiddetto Lodo Alfano ho tentato di interessarmi per acquisire meriti con il capo del mio partito, l'onorevole Silvio Berlusconi, affiché potesse ritenersi che ero in grado di arrivare anche ai giudici della Corte Costituzionale», si legge nell'interrogatorio di garanzia davanti al gip romano del 10 luglio scorso. «Ammetto - si legge ancora nel verbale dell'ex giudice tributario - di aver contattato il presidente emerito Cesare Mirabelli, ma lui oramai non conta più nulla. Il giudice donna al quale si fa riferimento nella conversazione del 30 settembre 2009 è stata segnalata dal partito Pdl, ma non ne ricordo il nome. Confermo gli incontri svoltisi in casa dell'onorevole Verdini ai quali hanno partecipato anche l'onorevole Dell'Utri, l'onorevole Caliendo e il giudice Miller. Non ricordo della presenza di Martone». In quelle occasioni, ha dichiarato Lombardi al gip, non avrebbero parlato del giudizio di costituzionalità del «cosiddetto Lodo Alfano», ma soltanto della candidatura per la presidenza della Regione Campania. L'indagato ha anche affermato che alcuni magistrati gli chiesero di «ottenere o agevolare le rispettive nomine o incarichi direttivi». Cosentino, invece, quattro giorni fa ha urlato la sua totale estraneità alla presunta loggia segreta. Cosentino si era da poco dimesso da sottosegretario del ministero dell'Economia quando ha respinto la sua partecipazione a un'organizzazione in grado di influenzare politici e magistrati. Ma il politico la sua versione l'ha dovuta ripetere un'altra volta ieri, ma davanti al procuratore aggiunto della Capitale Giancarlo Capaldo che indaga sulla nuova P2.   «Ho chiarito con i magistrati ogni aspetto di questa vicenda, ribadendo che le accuse mosse nei miei confronti, semplicemente, non hanno alcuna aderenza alla realtà», ha detto Cosentino dopo essere uscito dalla stanza dei pm che indagano sugli appalti sull'eolico in Sardegna. E ancora: «Non ho mai, nella mia storia - ha continuato il coordinatore campano del Popolo della Libertà - praticato attività di dossieraggio e posso escludere di aver mai tentato di sfregiare l'immagine del candidato Caldoro». Cosentino è infatti sotto inchiesta per associazione per delinquere finalizzata alla violazione della legge Anselmi sulla costituzione di società segrete. Gli episodi nei quali è coinvolto, secondo quanto affermato dallo stesso parlamentare, «sono l'accelerazione dell'iter del ricorso in Cassazione presentato contro la richiesta di arresto fatta dai magistarti di Napoli e il tentativo di discredito dell'attuale governatore della Campania Stefano Caldoro». Un complotto che Cosentino ha negato fermamente davanti ai pm romani in quasi 4 ore di interrogatorio. «Quando io ho preso il Pdl in mano in Campania - ha dichiarato Cosentino appena è uscito dall'ufficio del magistrato - eravamo opposizione in tutte le realtà locali, con me siamo ora al governo nelle principali realtà».  

Dai blog