Napolitano preoccupato "Sul Csm fate presto"
Chi ci ha parlato lo ha sentito preoccupato. Chi lo ha visto lo racconta seccato. Non sono i giorni migliori per Giorgio Napolitano. E non è difficile immaginarlo. Non è difficile immaginare lo stato d'animo di chi è stato eletto la prima volta in Parlamento nel '53, quando i partiti erano chiese, e si ritrova oggi che i partiti sono infiltrati da ladri e cialtroni e non sono più in grado di selezionare la classe dirigente. Non è difficile immaginare che cosa possa provare chi, pur provenendo da un partito rivoluzionario, ha sempre anteposto le istituzioni a tutto e le vede oggi travolte da ogni tipo di scandalo. Insomma, non è difficile immaginare i pensieri del presidente della Repubblica dopo gli ultimi tre mesi surreali. Con un ministro nominato a sorpresa che, due giorni dopo, fa sapere ai giudici che non si sottoporrà al loro giudizio perché legittimamente impedito. Infine si dimette per le proteste. Nelle varie visite che ha fatto in giro per l'Italia, ha confessato il presidente in più occasioni, ha trovato una crescente sfiducia nei confronti della politica in generale e sempre più spesso si è sentito chiamare in causa come una scialuppa di salvataggio. E non è che sia una condizione che lo rende felice, preferirebbe una politica che fosse in grado di riconquistare gli italiani. Ma i dolori maggiori gli vengono dall'inchiesta sull'eolico in Sardegna, quella sulla cosiddetta P3. E non è certo per Cosentino e Verdini. Bensì per quanta polvere sta arrivando sulla magistratura. L'argomento che ha più scosso il Colle è il retroscena per la nomina di Alfonso Marra a presidente della Corte d'Appello di Milano che a febbraio spaccò il consiglio di Palazzo dei Marescialli. Dalle intercettazioni viene fuori la fitta rete di contatti di Pasquale Lombardi per condizionare quella scelta. Il suo potere di influenzare i vari membri del Csm, e soprattutto il fatto che fosse in contatto diretto con il vicepresidente Nicola Mancino. Il rischio, è il ragionamento che si fa al Colle, è che l'onda di delegittimazione travolga anche la magistratura. Per questo bisogna dare un segnale. Napolitano aveva anche pensato a un'uscita pubblica, una nota, un comunicato. Ne ha parlato con collaboratori e consiglieri ma per ora non se n'è fatto nulla. Comunque sia il messaggio che è arrivato sia a membri della maggioranza che a quelli dell'opposizione è: fare presto. Fare presto a fare cosa? Ad eleggere i membri laici del Csm. Di norma il Parlamento li sceglie prima che i magistrati votino i togati. E dunque la politica è già in palese ritardo. Ma ciò che ancora di più infastidisce il Quirinale è lo stallo e il generale disinteresse. Giovedì scorso Camera e Senato in seduta comune si sono riunite di nuovo ma il voto è stato del tutto inutile visto che ancora non c'è un accordo. L'immagine era desolante, un gruppetto di commessi e qualche parlamentare che ciondolava. In questo clima quasi nessuno ha fatto caso che in Transatlantico è spuntato Vincenzo Maria Siniscalchi, ex deputato del Pd e membro proprio del Csm (votò contro Marra). Siniscalchi e Napolitano si conoscono dai tempi dei Guf napoletani, conseguiranno la laurea entrambi in legge e saranno entrambi avvocati, le strade si divideranno per riunirsi. La politica si è incartata sul candidato che dovrà sostituire Mancino. Il centrodestra ci tiene a scegliere per una volta un suo uomo visto che la coalizione di Berlusconi è sempre soccombente nei Palazzi. E per questo Niccolò Ghedini aveva raggiunto un accordo per lanciare l'udc Michele Vietti, aprendo così le porte a un'intesa più ampia con Casini. Ma i togati hanno già fatto sapere che non lo voterebbero mai. E il veto non è sul candidato ma sul mediatore: i magistrati non sosterrebbero mai una proposta che arriva da Ghedini. Meglio votare allora per Guido Calvi, un penalista ampiamente stimato e famoso anche per essere l'avvocato di D'Alema. Il Pdl (che pensa di aver addolcito il Quirinale accettando modifiche sulle intercettazioni e concedendo la corsia preferenziale alla riforma universitaria) non ne vuole sapere e accampa scuse, accusando la Lega che non vuole votare un democristiano. E intanto tutto è fermo. E intanto altro fango arriva sui magistrati e sul Csm. E Napolitano non ne può più.