La Gelmini apre la caccia ai baroni degli atenei
La «sua» riforma dell'università è pronta per andare al Senato il prossimo 22 luglio. Intanto Mariastella Gelmini ha già inviato una lettera ai rettori di tutti gli atenei italiani. Il suo messaggio è chiaro: i professori «senior» sono troppi. Per il ministro dell'Istruzione qualcosa va cambiato: «La cosa migliore sarebbe abbassare l'età pensionabile a 65 anni, e non escludo che il governo possa presentare un emendamento in tal senso alla riforma dell'università», spiega in un'intervista al Corriere della Sera. La Gelmini non ammette repliche: «Dopo i 70 anni si va a casa senza se e senza ma. Altrimenti si penalizzano i giovani». Ai rettori chiede almeno «di rispettare la legge, visto che non tutti lo fanno. Sono sorpresa e indignata - ammette - dal fatto che alcuni di loro cerchino di mantenere in servizio i docenti anche dopo i 70 anni». Il ministro fa riferimento a quanto accade alla Sapienza di Roma, dove i cosiddetti professori «senior» possono restare in servizio fino a 75 anni. È troppo: «La nostra legge è gia molto generosa: in Europa solo noi arriviamo a 70. Tutti gli altri si fermano a 65, la Francia a 67». L'età media dei professori ordinari in Italia reggiunge i 60 anni: «Troppi - dice sicuro il ministro - Abbiamo bisogno di un ricambio generazionale e la crisi economica ci obbliga a scegliere». La scelta - secondo la Gelmini - è tra chi ha avuto già tanto e i giovani precari. Gli stipendi dei professori «senior» sono anche i più elevati: tagliarli significherebbe risparmiare. «Le risorse recuperate potrebbero essere utilizzate per fare spazio ai giovani ricercatori», spiega. Poi sull'emendamento che alzava di tre anni l'età pensionabile dei professori, che stava per essere inserito nella manovra, non ha paura di dire la sua e tira acqua al suo mulino: «Non è passato e ho fatto di tutto per evitarlo. Sarebbe stato un grave errore. Non possiamo riempirci la bocca di fuga dei cervelli o di precarizzazione e poi, quando ci sono due soldi, usarli per mandare in pensione più tardi chi ha già avuto tanto. Dovendo scegliere è giusto aiutare la parte debole, i giovani». Le parole del ministro dell'Istruzione suonano come musica per le orecchie di Giorgia Meloni, ministro della Gioventù: «Ha ragione il ministro Gelmini: abbiamo urgente bisogno di un ricambio generazionale e la crisi economica ci costringe a scegliere come destinare le poche risorse che abbiamo a disposizione. Per questo - aggiunge - sostengo l'ipotesi che il governo presenti un emendamento alla riforma dell'università per abbassare l'età pensionabile dei professori universitari. Mandarli in pensione a 65 anni permetterebbe finalmente di liberare spazio e risorse da destinare ai più giovani». Favorevole alla proposta del ministro dell'Istruzione anche l'associazione «Studenti per le Libertà», vicina ai «Giovani del Pdl». Non volendo, però, che il patrimonio rappresentato dalla «cultura, la preparazione e la passione di molti docenti in età pensionabile» vada perduto, questi giovani lanciano una proposta: «La costituzione, in ogni ateneo, di una associazione o fondazione di docenti in pensione, in cui queste personalità che tanto hanno dato all'università, potranno continuare a dedicarsi agli studenti, attraverso attività di tutorato e assistenza alla didattica, piuttosto carenti nelle strutture del nostro Paese». La Gelmini raccoglie anche il plauso sarcastico del Pd: ««Il fatto che, seppure con qualche mese di ritardo, il ministro riprenda la nostra proposta sul ricambio generazionale nell'università che il governo aveva bocciato in commissione al Senato, è positivo», afferma Marco Meloni, responsabile Università e ricerca della segreteria nazionale del Pd.