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Sica: «Per il Cavaliere le voci erano solo risibili»

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Epoi ammette: «Certo che sono pentito». Ieri, davanti ai magistrati, Ernesto Sica ha ammesso il «basso colpo politico» contro l'allora candidato a governatore della Campania, Stefano Caldoro. Il riferimento è alla pubblicazione sul web di false voci fatte girare per screditare Caldoro. «Voci» che, dice Sica, «a Berlusconi a suo tempo arrivarono, ma non se ne è mai fregato, secondo me ci ha riso su. Ha sempre voluto che fosse Caldoro il presidente della Regione Campania». Sica, che è stato considerato tra gli artefici del polverone anti Caldoro, anche ieri ha ribadito che di questo dossier non ne è «mai venuto a conoscenza». Assessore all'Avvocatura della Giunta Caldoro, poi dimessosi proprio in seguito all'entrata in scena del falso dossier, parla di gossip, di una «vicenda che di certo non ha rappresentato una bella pagina, piena di esagerata competizione nella fase della pre indicazione del candidato a governatore della Campania». Ma una vicenda che per lui è, comunque, «chiusa». Del resto, ha spiegato Sica che è indagato nell'ambito dell'inchiesta su una presunta associazione occulta, con Caldoro «ci siamo chiariti». «Stefano mi ha capito - ha raccontato - e sa bene che una volta che fu designato lui candidato per il Pdl, io l'ho appoggiato in tutto e per tutto e con lui mi sono comportato benissimo». E poi ancora, «penso di aver onorato la sua amicizia». C'è poi Nicola Cosentino, anche lui tirato in ballo come uno degli artefici del complotto e che ieri ha detto ai magistrati di non aver mai voluto screditare Caldoro. «Resta il mio coordinatore e merita di esserlo - dice Sica - c'è un rapporto di grande serenità. Mi dispiace che ogni volta che ha una difficoltà o su di lui si diffondono voci, una parte del partito scappa. Non è bello vedere che tante persone che fino a poco fa lo hanno applaudito, alla prima occasione fuggono». Cosentino non lo ha ancora incontrato. Nè, dice Sica, «ho sentito Berlusconi»: «Il presidente sta guidando l'Italia in una fase particolare, non credo sia giusto disturbarlo per una cosa relativa alla Campania e per una vicenda che ritengo chiusa». «E comunque sono sereno - ha concluso - con i magistrati, che ringrazio per la signorilità dimostrata, ho chiarito tutto. Il tempo è galantuomo, servirà a verificare i fatti». Intanto ieri è scoppiata un'altra polemica politica che ha coinvolto anche il procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo per un articolo di stampa. «Non ho rilasciato alcuna intervista né ad altri giornalisti sul procedimento penale in corso concernente, tra l'altro, l'ipotesi di associazione segreta». È quanto ha detto il magistrato in merito ad alcune dichiarazioni a lui attribuite. «Inoltre - ha detto - tra le altre, l'espressione virgolettata "una società occulta devastante che condizionava le istituzioni" non è stata mai pronunciata da me. Nella mia lunga vita professionale non ho infatti mai rilasciato interviste su procedimenti in corso».

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