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L'anti-Bossi

Il capitano della Roma Francesco Totti

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La politica non è tutto, ma tutto è politica. Era Aristotele qualche annetto fa a dire che «l'uomo è un animale politico» e allora, cari amici, non stupitevi se tratto il calcio come un fatto politico. I lettori affezionati de Il Tempo sanno che questo è uno dei temi che più mi affascinano. Niente come lo sport è un distillato di passione e di interessi forti, niente sa muovere gli animi e tirar fuori quel che s'agita nella mente delle persone. Il mio primo titolo d'apertura quando presi la direzione di questo giornale fu dedicato alla polemica tra Roma e la Lega sulla candidatura olimpica della Capitale e Venezia. In quell'occasione venne fuori il sentimento anti-romano che alberga nella pancia dei leghisti. Centrammo perfettamente il tema politico che si è snodato nel corso di questi mesi: il dissidio tra Nord e Sud, un disegno del federalismo fiscale incerto, uno stato della nazione preoccupante per le divisioni e l'indebolimento dei simboli dell'unità. Ora ci risiamo ed è il turno di Francesco Totti, capitano della Roma, bersaglio dei leghisti e per questo nuovo anti-Bossi. Il capitano giallorosso ha detto che la sua città (e la sua squadra) è più bella e... apriti cielo! I lumbard hanno tuonato ancora una volta su Roma ladrona, i soldi del Nord alla Capitale e alle sue squadre di calcio. Francamente, le camicie verdi faranno anche il loro mestiere, ma la loro propaganda politica suona come un disco rotto. Non digeriscono il semplice fatto che Roma è la città simbolo del Paese, non arrivano a immaginare uno Stato che abbia il suo baricentro sui sette colli. Molti di loro non conoscono la storia, altri fingono di non saperne un'acca e salgono sul Carroccio della demagogia. Un modesto consiglio agli amici leghisti: cambino disco. Questa campagna pavloviana contro la Capitale non porterà loro nulla di buono. Non nella percezione che i cittadini hanno del loro messaggio politico, non alle istituzioni nelle quali hanno un meritato e meritevole ruolo importante, non nella visione di chi pensa a un'Italia unita, solidale, concreta, pronta a cogliere le sfide del domani.   Il Nord senza il Sud è una pia illusione e gli industriali del Settentrione più seri, colti e aperti al mondo conoscono benissimo questa situazione. Tutta la retorica nordista è da aggiornare se non da mettere in soffitta. Quando i leghisti parlano di sprechi, malfunzionamento dello Stato, iperburocrazia, clientele, criminalità, hanno ragione da vendere. Ma quando confondono i loro desideri secessionisti mai sopiti con la politica, allora si mettono automaticamente dalla parte del torto. Cosa vorrebbero? La secessione del campionato di serie A? Sono certi, i fedelissimi di Bossi, che nei bilanci delle altre società calcistiche tutto sia a posto? Se si prendessero la briga di guardare beni i numeri, le cifre, i contributi e i favori, scoprirebbero una realtà ben diversa. Agli spasimanti del Carroccio piace l'Inter con un solo giocatore italiano (Balotelli) in campo? A me no. Sanno gli amici leghisti che i soldi per comprare i calciatori il presidente Moratti - persona in gamba - li incassa grazie alle attività della più grande raffineria del Mediterraneo, la Saras, che è in Sardegna? Vogliono le ciminiere che bruciano il petrolio nelle valli padane? Se le prendano pure. Questo discorso non è calcistico, ma un distillato della politica del nostro Paese.   I quotidiani in genere non affrontano la materia con enfasi perché pensano che tal genere di notizie non siano degni dei canoni del grande giornalismo. Balle. All'estero - dove i quotidiani si vendono più che in Italia - gli argomenti pop sono trattati esattamente come facciamo noi su Il Tempo. I grandi giornali americani aprono le loro prime pagine sul baseball e il football e se una squadra o un personaggio sportivo diventano un caso politico - come Totti in queste ore - i titoli sono cubitali. Perché? Lo sport è nel dna dell'essere umano, costituisce la sua essenza, può essere discusso da tutti senza dover passare per un corso di politologia a Princeton. Proprio l'altro ieri il gruppo editoriale anglosassone Routledge, gente che sforna saggi coltissimi su tutte le materie dello scibile, mi ha inviato il suo catalogo di sport. Non avete idea di quanti saggi meravigliosi vi siano, di come lo sport venga affrontato come una cosa seria. I mondiali di calcio appena conclusi ci hanno consegnato un'Italia a pezzi e molti hanno preso l'avventura degli azzurri come una metafora del nostro Paese. Un'Italia bloccata, che non dà spazio ai giovani, incapace di pensare con fantasia, poco coraggiosa. Ecco, lo scontro tra i leghisti, Totti e i politici che sono intervenuti per difendere la Roma è un altro pezzo del mosaico Italia: un Paese da ricostruire.  

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