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«Ci saranno altre fibrillazioni Il Pdl deve tenere i nervi saldi»

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NadiaPietrafitta «In una democrazia matura, le inchieste giudiziarie che riguardano politici sono fisiologiche. Se queste non sono strumentali, una forza politica responsabile non si scompone e compie le sue scelte al momento opportuno, senza dare segni di debolezza o cedere al giustizialismo». Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo al Senato del Pdl, commenta così le dimissioni di Nicola Cosentino dalla carica di sottosegretario all'economia. Senatore, cosa sta succedendo all'interno del Pdl? «Il Pdl è una grande forza di governo. Oggi (ieri ndr) ha ottenuto la fiducia al Senato una manovra economica per certi versi epocale. Il maxiemendamento è passato con 170 voti favorevoli e, dei parlamentari della maggioranza solo due erano assenti. Ci stiamo occupando dei problemi del Paese. Risolti questi, il Pdl si concentrerà su se stesso, senza farsi imporre il calendario delle proprie scelte né dai giornali, né dagli oppositori e tantomeno dai moralisti dell'ultima ora». Quali sono i principali problemi da risolvere? Lei crede che la soluzione sia il coordinatore unico? «Parlare oggi di coordinatore unico è un errore. Lo si comprende anche dal fatto che un finiano doc come Fabio Granata ne parli, per motivi strumentali, come se si trattasse dell'araba fenice. Si rischia così di "punire" quella parte di An che, per convinzione e contro la propria storia, ha scelto di sostenere la leadership di Silvio Berlusconi: un errore politico ma anche una seria incomprensione del prezzo umano pagato da questi nostri amici». Come evitare ciò? «Il modello da replicare è quello del gruppo del Senato: creare una forte coesione tra Fi e la parte legittimista di An. Per poi confrontarsi insieme con la minoranza finiana e trovare un modo onesto di convivere nello stesso partito». In questo confronto come interpretare la decisione di Fini di calendarizzare la mozione di sfiducia alla Camera per Cosentino? «Anche in questo caso è venuta alla luce una contraddizione di fatto tra il suo ruolo istituzionale e la sua posizione politica. Lo ha detto meglio di tutti l'onorevole Merlo del Pd: Fini deve decidere se è presidente della Camera super partes, leader dell'opposizione al centrodestra o capo della minoranza interna al Pdl. Alcuni finiani, poi, non aiutano a ricondurre questa contraddizione nell'ambito della fisiologia. Continuando a ricercare il nemico interno, sovraesponendosi mediaticamente, rendono più difficile raggiungere un accordo. Noi, però, per responsabilità politica, lo dovremo ricercare fino in fondo». Cosa si aspetta dai prossimi giorni? «Le fibrillazioni continueranno. Ma dovremo mantenere i nervi saldi, consapevoli della forza anche morale del partito. E poi mentre D'Alema vorrebbe barattare la deposizione dell'arma giudiziaria con la conferma dell'antiberlusconismo, esistono forze che guardano al governo senza più l'ipoteca antiberlusconiana. Penso, ad esempio, a Casini e Rutelli. Dobbiamo rivolgerci a loro con attenzione: nella seconda parte della legislatura potremmo condividere con queste forze di opposizione provvedimenti e grandi riforme». Sempre di opposizione si tratta? «È ovvio: sempre di opposizione si tratta. Almeno per ora».

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