Berlusconi tira dritto "Pensiamo a governare"

«Governiamo e basta. Ci hanno votato per quello. Facciamolo e lasciamo fuori dalla porta il resto». Il giorno dopo i "fuochi d'artificio", Silvio Berlusocni resta a casa. A Palazzo Grazioli. Pochi incontri, qualche riunione soprattutto sulle intercettazioni. È il giorno in cui il Cavaliere mette da parte la rabbia nel day after delle dimissioni di Nicola Cosentino da sottosegretario. D'altro canto i sondaggi di queste settimane parlano chiaro: gli italiani lo hanno scelto per fare e vogliono che faccia. Il premier incassa la fiducia sulla Manovra al Senato, il provvedimento arriverà alla Camera dove pure sarà posta la fiducia. Ma sul decreto sui conti pubblici, nonostante le proteste, si tira dritto senza troppe difficoltà. Il vero banco di prova restano le intercettazioni. Il governo ha chiesto 48 ore di tempo per esaminare gli emendamenti dei finiani, in particolare le richieste del presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno.   E tutto sommato anche questo andrebbe considerato un segnale di distensione diretto a Fini. Segnale che si aggiunge a quello che ha lanciato il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto: «Siccome non punto a rotture drammatiche, sono perché negli organismi dirigenti si riconosca l'esistenza di un'opposizione» a patto però, aggiunge, che i finiani «modifichino il loro modo di stare nel partito» perché «così non si va da nessuna parte», ha detto al Giornale. In pratica è una mano tesa a Fini con il riconoscimento dell'esistenza di una sua componente e l'accordo a concedere la convocazione del congresso nazionale del Pdl. La condizione però è di mettere da parte la guerriglia parlamentare. Da parte finiana non è arrivata nessuna risposta ufficiale. Fini non ha alcuna intenzione di accelerare ora. D'altro canto se c'è una minoranza nel partito, ci dovrebbe essere una maggioranza. Ma anche le truppe berlusconiane sembrano divise. Lo stesso Cicchitto non ha visto di buon occhio la nascita di Liberamente, l'associazione delle ministre Prestigiacomo e Gelmini con la benedizione di Frattini e Miccichè. E proprio Miccichè era arrivato a chiedere di fatto le dimissioni di Verdini da coordinatore nazionale. Berlusconi per il momento ha messo tutto a tacere. L'ordine di scuderia è di evitare ogni altro scontro interno perché ogni decisione sul partito non sarà presa prima di agosto. Prima, anche per rinvigorire lo spirito di appartenza (in verità piuttosto sbiadito), Berlusconi vorrebbe una manifestazione di piazza. La data fissata sull'agenda è il 27 luglio, il luogo è piazza di Pietra. A organizzare tutto ci sta pensando Michela Vittoria Brambilla, che tra l'altro è responsabile delle iniziative movimentiste del partito. La manifestazione servirebbe a dimostrare che il partito è ancora in larga parte con lui proprio nel momento in cui inizierà il rush finale del disegno di legge sulle intercettazioni.