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Ad agosto il rimpasto del Pdl

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Il presidente della Camera Gianfranco Fini

E Gianfranco incassa il successo

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Nicola Cosentino fa un passo indietro, Denis Verdini no. In molti ritenevano che i due esponenti del Pdl, finiti nel mirino dei magistrati, fossero legati da un medesimo destino. Le dimissioni. E così nessuno si è stupito quando ieri hanno varcato in coppia il portone di Palazzo Chigi per incontrare il premier Silvio Berlusconi. Invece, dopo un lungo faccia a faccia, le strade di Nicola e Denis si «dividono». Anche se forse era inevitabile visto che il primo, con la mozione di sfiducia in campo e calendarizzata alla Camera per mercoledì prossimo, metteva a rischio la tenuta del governo. Verdini al contrario rappresenta un problema di organizzazione interna al partito. E quindi può essere affrontato più avanti. Sempre che nelle prossime settimane non emergano elementi che rendano necessario un cambio di strategia. La priorità di Berlusconi, con la Manovra da approvare entro fine luglio, è la tenuta dell'esecutivo. Del Pdl si discuterà poi, magari ad agosto, approfittando della pausa estiva. Tanto che il ministro degli Esteri Franco Frattini racconta: «Il premier ha chiesto ad alcuni esponenti del Pdl di tenersi liberi durante agosto per fare riflessioni sull'organizzazione del partito». E Ignazio La Russa, uno dei tre coordinatori del Pdl, spiega: «Si tratta di una questione discussa con Berlusconi un po' di giorni fa nel corso dell'ultima riunione. Stiamo affrontanto l'organizzazione dei congressi sezionali e provinciali e nel caso non riuscissimo a chiudere prima della pausa estiva, l'idea del premier è quella di vedersi qualche giorno ad agosto». Insomma, la «rivoluzione», se mai ci sarà, arriverà a settembre. Nel frattempo si fa strada l'idea di un coordinatore unico. C'è chi fa il nome di Maria Stella Gelmini. Stefania Prestigiacomo che con il ministro dell'Istruzione ha recentemente lanciato la fondazione Liberamente approva: «Credo che ci sia la necessità di arrivare a superare la situazione attuale con un unico coordinatore del partito. Se poi questo coordinatore sarà donna sarà una rivoluzione». Ma l'impressione è che ogni discorso sul merito sia assolutamente prematuro. Anche perché, dopo la «guerra tra bande» che è andata in scena in queste settimane, appare veramente difficile pensare che tutti possano convergere su un unico nome. Non a caso Frattini frena: «Parlare oggi di nomi sarebbe sbagliato, ho grande stima per Sandro Bondi e Maria Stella Gelmini, ma non si possono fare ragionamenti quando ancora non si è parlato di come riordinare il coordinamento del Pdl». Ancora più netto La Russa che, dopo aver chiarito che «nessuno ha chiesto la dimissioni di Verdini», ammette di aver parlato con Berlusconi dell'ipotesi di un coordinatore unico. «Ma - scandisce - ci ha detto che è un'ipotesi che non esiste». «È un fatto prima di tutto politico - precisa - cioè prima ancora che un fatto di statuto del partito è un fatto politico che non esista questa ipotesi». E a difesa di Verdini si schiera anche il dimissionario Cosentino. «Assolutamente no - risponde a chi gli chiede se sia opportuno che il coordinatore faccia un passo indietro -. Ha ripreso vigore quello spirito di Tangentopoli che ha fermato l'Italia per anni. Dobbiamo tornare alla presunzione di innocenza, non basta un avviso di garanzia per rendere colpevole una persona».

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