L'ombra dei clan su un "enfant prodige" della politica

È tra i protagonisti delle vittorie ottenute dal Pdl campano dopo la lunga egemonia di Bassolino e del centrosinistra, ma il suo profilo politico è oscurato dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per la quale la procura di Napoli ne ha chiesto l'arresto negato dalla Camera. Accusa che gli ha impedito, la scorsa primavera, di candidarsi alla presidenza della Regione. Luci e ombre costellano la storia di Nicola Cosentino, 51 anni, uomo forte del centrodestra campano che, da ieri, lascia il Governo per dedicarsi a tempo pieno alla politica locale. Debutta in politica da enfant prodige, a soli 19 anni, come consigliere comunale nella sua cittadina, Casal di Principe, cuore di un territorio considerato roccaforte del clan dei Casalesi. Nel 1980 è consigliere provinciale per il Psdi, il più giovane d'Italia con i suoi 22 anni. Più volte assessore provinciale a Caserta, viene eletto consigliere regionale nelle liste di Forza Italia nel 1995, e deputato l'anno successivo. Sarà a lungo vicecoordinatore regionale degli azzurri per poi assumere la guida di Fi nel 2005, mantenendo la leadership anche dopo la nascita del Pdl. Un percorso netto che incontra una sola sconfitta, nel 2005, quando alle Provinciali di Caserta viene battuto dal candidato del centrosinistra, Sandro De Franciscis. Sposato e padre di due gemelli, di cui uno di nome Silvio («Berlusconi non c'entra, è un omaggio a mio padre»), è avvocato ma soprattutto imprenditore: si occupa dell'azienda di famiglia, l'Aversana Petroli di Casal di Principe, vero e proprio colosso nel settore del gas. Ma con il passare degli anni la politica diviene il suo impegno principale. Con lui, negli ultimi anni, il Pdl ottiene vittorie elettorali storiche in Campania strappando via via al centrosinistra importanti Comuni, le Province e poi la Regione. Quest'ultimo successo ha però un retrogusto amaro per Cosentino, che come leader regionale del Pdl ambisce alla poltrona di governatore: a lungo dato in pole position, deve cedere alla fine la candidatura a Stefano Caldoro per evitare che in campagna elettorale i suoi problemi giudiziari possano compromettere il risultato. Lui si proclama innocente, «perseguitato», ma secondo i magistrati di Napoli avrebbe contribuito, sin dagli anni '90, «a rafforzare vertici e attività» dei Casalesi, garantendo la continuità «tra imprenditoria mafiosa e amministrazioni pubbliche» e ricevendo in campio «puntuale sostegno elettorale». Lo scrive il gip Raffaele Piccirillo nell'ordinanza del novembre 2009 con la quale si chiede il suo arresto, richiesta poi respinta dalla Camera. Cosentino parla tra l'altro di «attacco preventivo, a orologeria, contro il cambiamento»: quell'ordinanza viene impugnata in Cassazione dai suoi legali, ma la Suprema Corte respinge il ricorso. Persa la candidatura a governatore, Cosentino continua a guidare con mano ferma il partito. Il 18 febbraio annuncia a sorpresa le doppie dimissioni, da sottosegretario e coordinatore del Pdl campano, quando a Roma si decide di candidare un uomo dell'Udc alla presidenza della Provincia di Caserta. Il 19 febbraio le dimissioni dai due incarichi rientrano.