P3, nel Pdl volano gli stracci
L’inchiesta sulla P3 si allarga a Marcello Dell’Utri e Nicola Cosentino. I due esponenti del Pdl sono infatti indagati dalla Procura di Roma per i reati di associazione a delinquere e violazione della legge Anselmi sulle società segrete. E così i loro nomi si aggiungono a quello di Denis Verdini. Anche se Cosentino, proprio come aveva fatto il coordinatore del Pdl, spiega di aver appreso «dalle agenzie di stampa di essere sotto inchiesta da parte di qualche procura per aver commesso qualcosa». «Questa volta - prosegue il sottosegretario all'Economia - mi pare si tratti di una sorta di "banda del torchio", dal sapore davvero surreale. Mi chiedo quando e se si finirà di usare la magistratura per altri fini. In ogni caso, anche questa volta, le impronte digitali sono le stesse». Cosentino, a quanto si apprende, sarebbe indagato per per le pressioni che il «sodalizio segreto» avrebbe esercitato per tentare di salvare la sua candidatura alla presidenza della Regione Campania e per aver partecipato al «complotto» contro Stefano Caldoro. A Dell'Utri, invece, verrebbe contestata la partecipazione ad alcune cene e riunioni svolte a Roma e in Sardegna. Fatto sta che la notizia viene colta al balzo da opposizione e finiani per andare all'attacco. Nel mirino c'è soprattutto Cosentino. L'Idv, con Antonio Di Pietro, annuncia infatti di essere pronta a ripresentare la mozione di sfiducia nei confronti del sottosegretario. Pd e Udc sono pronti a votarla. Mentre il finiano Fabio Granata lo invita a dimettersi «togliendo l'imbarazzo ai parlamentari». Stessa richiesta rivolta, ovviamente, a Verdini. Con Italo Bocchino che si dichiara sicuro che non appena verrà reso pubblico il contenuto dei verbali, le dimissioni saranno inevitabili. Parole che scatenano l'immediata reazione di Fabrizio Cicchitto e Sandro Bondi: «La dichiarazione dell'onorevole Bocchino di essere a conoscenza dei verbali di intercettazioni riguardanti indagini giudiziarie in corso, che secondo lui saranno pubblicate a breve sui mezzi di comunicazione, secondo il mal costume in voga nel nostro Paese, è di una gravità inaudita». Ma Bocchino replica: «Gli amici Bondi e Cicchitto possono star tranquilli che non c'è alcun complotto in giro, né misteri. Quando ho parlato di atti che a mio giudizio porranno un problema di opportunità politica a Berlusconi sul caso Verdini, mi riferivo semplicemente all'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Carboni e soci, documento in possesso di tutte le redazioni dei giornali». Rilancia il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi: «Sono perplesso anche perché i processi preventivi e un certo giustizialismo dipietrista non hanno mai fatto parte della cultura del Pdl». Insomma le vicende giudiziarie continuano ad agitare il principale partito della maggioranza. Silvio Berlusconi, per ora, non rilascia commenti ufficiali sulla vicenda anche se, a quanto riferiscono fonti della maggioranza, non avrebbe nascosto che ci siano state una serie di leggerezze su cui occorre fare chiarezza. Detto questo, il presidente del Consiglio avrebbe però puntato il dito contro i media «colpevoli» di aver scatenato un vero e proprio caos ingigantendo tutta la vicenda. Un concetto ribadito al telefono anche allo stesso Verdini a cui il premier avrebbe espresso la sua solidarietà spronandolo ad andare avanti nel lavoro perché il suo ruolo non è in discussione.