La vera crisi è quella di valori
Pochi giorni addietro l’editorialista del Corriere ha dipinto un quadro inquietante e allarmante della realtà politica italiana. Il nostro Paese sarebbe vedovo della politica, non avrebbe più punti fermi e affidabili: la scuola, una banca, un ufficio postale, il municipio, il sindacato. Sarà come scrive il bravo editorialista, ma che non esista da noi il sindacato che sciopera un giorno sì e l’altro pure, mi pare una forzatura o una svista o una distrazione. È anche vero che Galli della Loggia getta sul piatto della sua moraleggiante diagnosi il sentimento, l’apparenza, la soggettività e quant’altro simile per focalizzare il suo modo di intuire, avvertire, registrare e fiutare quanto di silenziosamente rivoluzionante starebbe avvenendo in Italia. E cioè: casi di corruzione pubblica, di malversazione e di sperperi che sanno di sgretolamento sociale, di rottura di quel collante che costruisce anno dopo anno la Nazione come processo unificante, come stare assieme sulla stessa barca, come presa di coscienza di qualcosa che fraternizza e salda la collettività. Non è tutto. Saremmo un Paese in declino al quale «nessuno è in grado di dire qualcosa sul futuro che lo aspetta, nessuno che sappia parlare alla sua mente e al suo cuore, nessuno che sia capace di indicargli una via e una speranza». Sarebbe tuttavia sbagliato prima che ingiusto, chiarisce Galli della Loggia, affermare che «Berlusconi non abbia fatto nulla, non abbia realizzato nulla. Ciò che si può dire è che egli sarebbe rimasto fino in fondo l’uomo di una parte, convinto forse che in ciò, alla fin fine, consistesse il suo vero ascendente sul proprio elettorato». Sul modo di ragionare dell’editorialista del Corriere qualcosa non torna. Non torna, per esempio, che la sua diagnosi sulla inesistente politica italiana viene ricavata dal solo circuito nazionale, senza prendersi il fastidio, voglio dire, di indagare se il fenomeno della politica morente o, meglio, dell’etica politica al tramonto non si debba riscontrare anche negli altri Paesi europei ed extra-europei di forte connotazione ed esperienza democratica. Un documento della Commissione europea sul lavoro nero rivela che fino al 16% del prodotto nazionale lordo dell’Unione Europea discende da attività non registrate che evadono il fisco. In Russia il lavoro nero sarebbe il 50% del totale, negli Stati Uniti un organismo di controllo (Association of certified fraud examiners) manda a dire che le aziende americane perderebbero ogni anno più di 400 miliardi di dollari per i furti di denaro commessi da coloro che vi lavorano. Ciò spinge a porci un interrogativo. Se il clima morale di oggi nel fare politica sia migliore o peggiore rispetto al passato. Quattro secoli fa gli omicidi non erano rari, scrive sul Giornale S. Sari, ma nell’ultimo secolo si è assistito a un declino etico che non ha precedenti. Un saggio manda a dire: «Si nota chiaramente che negli ultimi 30-40 anni il modo di considerare il sesso e ciò che è moralmente accettabile è cambiato assai». Significa che in campo morale la più parte delle persone decide da sé, ignorando qualsiasi etica di origine religiosa o laica che possa essere. Nel 1960 negli Stati Uniti soltanto il 5,3 % dei bambini nasce al di fuori del matrimonio, nel 1990 la percentuale s’impenna al 28%. Non escluderei che all’origine della crisi della politica sulla quale riflette e ipotizza Galli della Loggia vi possa essere il mito della modernità spacciato per progresso o feticcio, senza avvedersi che si è di fronte a un vuoto di valori che hanno resistito fino a ieri al trascorrere del tempo impietoso, ma che oggigiorno pare non ce la facciano più. La crisi della politica non soltanto italiana va messa dunque nel conto di una realtà che spazia sulla dimensione del pianeta. Che è un modo per dire che la crisi della famiglia nella quale convivono figli di primo, secondo e forse terzo letto, nonché della scuola che miscela docenti non sempre all’altezza di formare la classe dirigente del Paese come si fa a Cambridge e Oxford, nonché di studenti poco studiosi che teorizzano l’anelito al "tutto e subito", ignorando essi quanto i loro genitori hanno faticato per metter su finalmente una casa loro. La realtà è che la Società sotto tutte le latitudini sta secolarizzandosi senza che i Governi vogliano o possano fare qualcosa di correttivo per ridare priorità a quei valori del personalismo cristiano che sfidano l’usura del tempo.