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Casini: governo di larghe intese Il Pd: "Noi mai con Berlusconi"

Pierferdinando Casini e Silvio Berlusconi

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"Se fossi il presidente del Consiglio farei un appello: di fronte alla gravità della crisi economica e alla difficile situazione del Paese chiederei a tutte le forze politiche una responsabilità più ampia". Il leader Udc Pier Ferdinando Casini dalle colonne del Corriere della sera avanza la porposta di un governo di larghe intese e amette la possibilità che a guidare tale esecutivo sia lo stesso Silvio Berlusconi, perchè "le elezioni le ha vinte lui". "La guida - afferma il leader centrista - la sceglie il Capo dello Stato. Ma se Berlusconi assumesse questa iniziativa sarebbe intelligente perchè ne avrebbe solo da guadagnare: a quel punto caricherebbe di responsabilità chiunque, di fronte a quell'offerta, decidesse di sbattere la porta in faccia". Per Casini, se Lega e Idv si tirassero indietro sarebbero problemi loro", ma "ci sarebbe un'assunzione chiara di responsabilità. E credo che nel Pd siano in molti a rendersi conto che così non si può andare avanti: mancano ancora tre anni alla fine della legislatura e non può essere disperso il tempo necessario alle riforme".   NO A UN ALLARGAMENTO DELL'ESECUTIVO - "Che Berlusconi pensi a rafforzare il suo governo - spiega Casini, negando di aver ricevuto offerte nelle famosa cena da Bruna Vespa - è comprensibile, ma per quanto mi riguarda non c'è alcun interesse a partecipare a questo esecutivo: sarebbe ridicolo e umiliante. Bossi è un esperto di ribaltoni. Io no. Penso sempre ai miei elettori". E a chi ipotizza che l'Udc potrebbe sostituire i finiani, l'ex presidente della Camera replica: "Ritengo offensivo pensare che possa interessarmi una vendetta contro Fini per la scelta che portò due anni e mezzo fa alla creazione del Pdl. Non ho mai coltivato nella mia vita politica miserie simili". PD: MAI CON BERLUSCONI - Le prime reazioni all'appello di Casini non si fanno attendere. "Per rispondere alla proposta di un governo di larghe intese guidato da Berlusconi bastano due lettere: no. Anzi cinque: no, mai". Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera, chiude la porta e guarda oltre il premier. "Qualsiasi soluzione possibile per garantire un governo al paese che affronti le emergenze e aiuti il passaggio verso un bipolarismo moderno ed europeo - spiega Franceschini - per noi non può che passare attraverso il superamento e la chiusura dell'era di Berlusconi". L'ipotesi sembra impraticabile anche per il ministro degli Esteri. "Mi sembra una cosa improponibile", commenta Franco Frattini ad Affari italiani. "Non è la prima volta che l'onorevole Casini ne parla dice il titolare della Farnesina -  Io credo che sia portatore di valori comuni con il Pdl e che sia sbagliato e inaccettabile che la Lega ponga degli ultimatum a Berlusconi; non si tratta evidentemente di un antagonista della Lega". "Ma un governo di larghe intese - conclude -  è l'ultima cosa al mondo che potrebbe essere spiegata ai nostri elettori: sarebbe un tradimento. Non ce li vedo i miei elettori capire che si possa insieme a Bersani, che dice di tutto contro Berlusconi, fare insieme il governo come se niente fosse".   CHIARIMENTO O SI VA ALLA CONTA - E proprio la Lega sembra essere l'ago della bilancia nei rapporti di maggioranza. Il ministro leghista Roberto Calderoli chiede "un chiarimento immediato, dopo la manovra e prima delle vacanze estive" tra il premier Silvio Berlusconi e il presidente della Camera Gianfranco Fini, cofondatori del Pdl, perchè, spiega in un colloquio con Repubblica, "non è possibile andare avanti così per tutta l'estate". Nel caso in cui le tensioni non si dipanino, avverte, "andremo alla conta e sono convinto che il problema sarà molto ridimensionato". Se così non fosse e il governo cadesse, aggiunge, "l'unica alternativa è il voto". In ogni caso, "non possiamo che denunciare il nostro imbarazzo - afferma Calderoli - per una situazione nella quale dovremmo essere solo spettatori". Per quanto riguarda l'apertura verso l'Udc, ventilata prima della proposta di Casini di un governo di larghe intese, Calderoli osserva: "Se ci alleassimo con Casini ci troveremmo di fronte all'assurdità di tornare alle coalizioni fatte dopo il voto". Se porti al governo "l'antagonista", prosegue l'esponente del Carroccio, il partito che a marzo in molte regioni si è schierato con il Pd "attaccandoci" finisce che "tradisci il mandato elettorale".   PDL E UDC INSIEME NEL PPE - Il coordinatore del Pdl e ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi, però rispedisce al mittente il veto del leader della Lega, Umberto Bossi, all'alleanza con l'Udc. "Il leader della Lega possiede il buon senso e la sensibilità politica per guardare con rispetto a questo processo politico, che non intacca minimamente l'attuale alleanza", commenta Bondi. "Non posso - prosegue - non considerare che Pdl e Udc fanno parte allo stesso titolo del Ppe e perciò, anche al di là di una comune ispirazione moderata, condividono gli stessi valori di fondo e gli stessi programmi. Per questa ragione, è legittimo che il Pdl continui a perseguire un diverso rapporto con l'Udc, fino a non escludere la possibilità di un riavvicinamento e di una nuova alleanza di governo. Fermo restando il rispetto per la coraggiosa scelta di autonomia di Casini".  

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