Bastona il Pd e ci fa soldi alla festa

Qualcuno, all’interno del Pd, vorrebbe cancellarla. Sacrificarla sull’altare del nuovo che avanza. Da quando è nato il Partito Democratico la festa dell’Unità (o Festa Democratica come dicono i veri riformisti) è diventata un peso. Sempre più spesso occasione di divisioni e scontro all'interno del partito. Ma anche di qualche piccola gaffe. A Roma, ad esempio, il primo litigio è stato sul nome. Festa dell'Unità o festa Democratica? Soluzione democristiana: festa Democratica - festa dell'Unità di Roma 2010. Quindi è stata la volta del manifesto. Il tema della manifestazione, quest'anno, è l'unità d'Italia. E così ecco la foto di una donna in abito da sera con corona (come nell'iconografia ufficiale) che sorride con un mazzo di rose in mano. Sotto la scritta: «Una festa per i suoi 150 anni. Unita e democratica». Per la deputata Pd Anna Paola Concia è un manifesto di «una stupidità allucinante». Ed esplode la polemica. Ma la vera sorpresa, passata la bufera, arriva visitando gli stand della festa allestita nel parco delle terme di Caracalla. Lì, tra una salsiccia e una patata fritta, ecco comparire, imponente, uno striscione pubblicitario del tonno Callipo. No, non è un caso. Tra i vari bar e ristoranti, infatti, quest'anno c'è anche la Piazza di Pizzo (Calabro s'intende). Si tratta di uno stand in cui è possibile degustare specialità calabresi. L'idea è di Nicola Galloro, consigliere provinciale a Roma, nato nel 1949 in provincia di Vibo Valentia. Il fatto è che, trattandosi di Pizzo, gran parte dei prodotti, compresi i tartufi gelato che vanno letteralmente a ruba, portano il marchio Callipo (azienza fondata a Pizzo che lì ha la sua sede legale). Non solo, ma sui banchi ecco il ricettario Callipo per cucinare al meglio il famoso tonno. Niente di male s'intende, se non fosse che Pippo Callipo, patron dell'omonima ditta, è stato il principale oppositore di Agazio Loiero, candidato governatore del Pd in Calabria, alle ultime Regionali. Non solo, ma sostenuto dall'Idv e da Pannella, ha ottenuto il 10% dei consensi contribuendo (anche se non è risultato determinante), al crollo dei Democratici. Chissà se anche Loiero, come i suoi compagni di partito romani, ama i tartufi di Pizzo. Dalla Capitale a Modena, o meglio a Bosco Albergati a Castelfranco Emilia dove quest'anno, dal 23 luglio al 9 agosto, si svolgerà la prima festa regionale del Pd dell'Emilia Romagna (il 26 luglio ci sarà Dario Franceschini, il 29 Rosy Bindi, il primo agosto Pier Luigi Bersani e Vasco Errani). Qui a far notizia è, ancora una volta, il manifesto. E non solo perché rappresenta una Quercia stilizzata (simbolo degli indimenticati, almeno da queste parti, Ds), ma perché sotto la scritta «29ª Festa di Bosco Albergati» compare la traduzione in arabo. Il Pdl ha colto la palla al balzo per scatenare la polemica («Ora che hanno intrapreso questa strada perché non chiamarla direttamente Festa della Mezzaluna» ha tuonato il consigliere regionale modenese Andrea Leoni). Ma il Pd guarda al futuro. Un giorno, infatti, potrebbero votare anche gli immigrati, meglio conquistarli subito. Spostandosi verso Nord ecco Torino. Qui il Pd celebrerà la festa nazionale dedicata all'Unità d'Italia (28 agosto - 12 settembre). La location scelta è quella di piazza Castello che «ospitò il primo Parlamento italiano». Qualche giorno fa, su Torino Sette (settimanale della Stampa), Gabriele Ferraris ha bocciato la scelta chiedendo ai dirigenti democratici di ripensarci: «Li supplichiamo in ginocchio di risparmiarci lo spettacolo di gazebo, bancarelle, capanne, igloo e tende beduine nelle piazze "nobili" di Torino». Immediata la risposta di Gianfranco Morgando (segretario regionale del Pd) e Gioacchino Cuntrò (segretario di Torino): «Scorgiamo una contraddizione nel suo ragionamento. A pagina 11 dello stesso numero (di Torino Sette, ndr), a proposito dei concerti di Traffic, leggiamo "Charlotte prende piazza Castello" mentre nell'editoriale del 2 luglio troviamo un elogio degli Mtv Days, che si sono svolti a piazza Castello. Perché Mtv sì e Bersani no? Perché la Gainsbourg (Charlotte, attrice e cantante francese ndr) sì e Rosy Bindi no?» La risposta è semplice, nonostante la sortita a Sanremo del segretario, questo Pd non è ancora abbastanza pop.