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Quando la solitudine continua dopo la morte

Anna Maria Tarantino, scomparsa alla vigilia della presentazione del suo primo libro

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Non finisce con una morte violenta e inspiegabile, come e più di tutte le altre, la vita di una donna sola. La solitudine può trasformarsi in abbandono dentro la morgue dove una persona diventa una targhetta con un nome e un numero... Soltanto una settimana fa, Anna Maria Tarantino comperava felice un paio di vezzose scarpette blu per andare incontro al suo assassino, a quell'uomo che doveva montarle i mobili e che invece le ha sfasciato il viso con pugni e schiaffi e le ha tolto la vita stringendole il collo con la sua mano pesante. È stata lasciata sola in quello spiazzo riarso di periferia, ed è ancora sola nel gelido obitorio della Capitale dove nessuno dei suoi parenti (un paio di zii e di cugini) ancora si è recato per richiederne il corpo e dargli una degna sepoltura.   Molti amici e conoscenti, invece, continuano a chiamare in redazione per sapere quando ci sarà il funerale, per dire che lei lo avrebbe voluto nella chiesa degli artisti di piazza del Popolo, dove fu celebrato quello della mamma, per esprimere il proprio dolore, per lasciare una lettera, un pensiero in ricordo di una donna sola e gentile che, malgrado il tempo trascorso, ancora non riusciva ad elaborare il lutto per la perdita dei genitori. E forse oggi, con la presentazione del libro dedicato all'amata madre, nel vedere tante persone condividere con lei la realizzazione del suo sogno, avrebbe potuto liberarsi di quel velo melanconico che spesso attraversava il suo sguardo e ritrovare serenità e gioia nel sentire il calore dell'amicizia. Mi aveva chiesto una «bella recensione» su Il Tempo, il nostro giornale che lei amava da sempre e sul quale avrebbe voluto scrivere ogni giorno. Del suo libro e di Anna Maria Tarantino, ne stiamo da giorni parlando, ma come mai ne avremmo voluto.  

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