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Alemanno: "Ora i congressi del Pdl"

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Gianni Alemanno

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Al suo futuro politico non ci pensa e lo dice con ironia: «Faccio il sindaco di Roma, è un lavoro durissimo. Se alla fine di questa esperienza sarò ancora vivo, allora mi porrò il problema sul da farsi». Al Pdl, invece, ci pensa eccome. Tanto che dal 23 al 25 luglio riunirà a Orvieto tutti i circoli di «Nuova Italia», la sua componente. Non solo. Gianni Alemanno chiede di fare al più presto i congressi, di completare il tesseramento e di ritrovare prima possibile un equilibrio nel partito. Insomma, secondo il primo cittadino, serve una «scossa» al Pdl e al governo.   Sindaco Alemanno, non le sembra che i due fondatori del Pdl, Berlusconi e Fini, siano arrivati ormai a un punto di rottura insanabile? «Credo che in politica non ci sia mai l'ultima spiaggia. Sicuramente il clima è molto teso ma possiamo ancora recuperare. Del resto un Pdl unito è nell'interesse sia di Berlusconi che di Fini».   Ma lei il presidente Fini lo vede? Lo frequenta? Vi sentite? «I miei rapporti con Gianfranco sono improntati a correttezza e amicizia, costruite nel corso di molti anni. Anche in questo momento continua il dialogo». Eppure lei potrebbe avere un ruolo politico fondamentale. Molti la descrivono come il futuro Fini, cioè di fatto l'erede della destra. Non ci si vede? «Evidentemente non ci si rende conto di cosa vuol dire fare il sindaco di Roma. E poi mi scusi ma queste argomentazioni portano jella. Ha visto come sono andate a finire le ambizioni politiche degli allora sindaci di Roma Rutelli e Veltroni? Preferisco occuparmi della città eterna, poi si vedrà».   Però non trascura la politica. A Orvieto ci sarà un appuntamento importante per la sua componente...  «Sì, per tre giorni ci incontreremo con tutti i circoli di Nuova Italia, come succede ormai da dodici anni. Faremo il punto del nostro impegno politico. Discuteremo soprattutto di due temi: l'unità nazionale, che è la base per affrontare le riforme, e ovviamente il Pdl, che ha bisogno di una forte scossa». Una scossa di che tipo? «Ormai è passato un anno dalla fondazione del Pdl, servono i congressi. Inoltre è necessario completare anche il tesseramento». Nei congressi si conteranno le correnti. A proposito, ma Berlusconi non ha scomunicato tutte queste fondazioni che invece di fare cultura si occupano di politica e finiscono per diventare delle lobby interne al partito? «Intanto credo che dai congressi ci guadagnino tutti. Proprio perché sono convinto che sia la stagnazione del partito a generare il correntismo. Vede, quando ci si confronta pubblicamente e a tutto campo si sconfiggono i giochi di palazzo. Inoltre dai congressi escono sempre degli eletti che dunque sono incontestabili».   Chi ha invitato a Orvieto? «Tutti. Gli ex di An, a partire da Gasparri, La Russa e Matteoli. E poi gli ex di Forza Italia. In particolare credo moltissimo nel rapporto con i ministri Sacconi e Tremonti». A proposito di Tremonti, la legislatura è cominciata con un rapporto molto stretto tra lei e il ministro dell'Economia. Erano i tempi in cui lei chiedeva 500 milioni di euro al governo per aiutare la Capitale alle prese con un debito enorme. Poi le cose sono cambiate. Tant'è che adesso l'esecutivo trasferirà a Roma solo 300 milioni. Cos'è successo? «Non è accaduto nulla di particolare. Semplicemente ci sono due versioni di Tremonti: l'intellettuale e politico, con cui ho un rapporto molto solido, e il ministro dell'Economia, che non guarda in faccia nessuno e non fa sconti».   Non si è sentito maltrattato dalla manovra economica del governo? «No. Abbiamo ottenuto 300 milioni di euro all'anno che ci sosterranno nel nostro lavoro per coprire l'enorme debito ereditato dalle consiliature precedenti. Nessuno ha ottenuto così tanto in questa manovra di lacrime e sangue».   E con la Lega? Si aspettava tutte queste tensioni con i soliti slogan contro Roma e i romani? «Sarà il federalismo fiscale a fare chiarezza. Roma non è ladrona ma creditrice per la fiscalità generale. La nostra città dà molto di più allo Stato di quello che riceve. Sarà evidente a tutti con le nuove norme». Due giorni fa c'è stata un'altra rissa in Parlamento. Le sembra normale che i deputati si picchino? Peraltro nella discussione che ha portato alle mani sono state coinvolte le romanissime Meloni e Saltamartini... «Il Parlamento è stato sempre scenario di episodi spiacevoli anche nella prima Repubblica. Ricordo molte risse. In questo caso è stato davvero sgradevole l'atteggiamento e il tono usato nel suo intervento da Barbato, un deputato dell'Italia dei Valori che non conosco. In ogni caso la Saltamartini e la Meloni gli hanno risposto a tono e senza alzare le mani».  

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