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Manovra, il premier convoca le Regioni

Il premier Silvio Berlusconi

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Dopo giorni di continui annunci puntualmente smentiti e dopo innumerevoli richieste sempre rimaste lettera morta, ieri le speranze delle Regioni sono tornate ad alimentarsi. È bastata una nota di Palazzo Chigi firmata da Silvio Berlusconi e dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti per rasserenare quel clima di contrasto che da settimane impegna da una parte i governatori, i Comuni e le Province e dall'altra il Governo. E così questa mattina a Palazzo Chigi inizierà alle 11 il tanto atteso faccia a faccia con le Regioni mentre Province, Comuni e Comunità montane verranno ricevute alle 12:30. Due riunioni convocate per discutere di manovra economica alle quali però sembra possibile l'assenza del premier mentre sarà certa la presenza dei ministri Tremonti e Fitto. La nota del Governo ha così sostanzialmente quietato gli animi ma l'ascia di guerra non è ancora stata riposta. I dati contenuti nella nota di Palazzo Chigi - spiega Errani - non sono «né condivisi né condivisibili». Considerazione alla quale il ministro per i Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto non ha perso occasione per replicare chiarendo: «Io penso ci siano i margini per una discussione di merito per la quale il governo ha dato piena disponibilità. Ma i tagli e le attribuzioni ai diversi livelli istituzionali restano». Il nocciolo della questione rimarrà sempre la natura e il taglio dei trasferimenti, pari a circa 4 miliardi di euro per il 2011 e a 4,5 miliardi a decorrere dal 2012, «che azzerano nei fatti tutte le deleghe affidate con la legge Bassanini». E proprio questo sembra essere stato uno degli aspetti che può avere avuto più peso nella riapertura istituzionale tra governo e Regioni, visto che stamane Errani aveva ribadito, insieme a Chiamparino e Castiglione, di aver comunicato al ministro Fitto la rinuncia alle deleghe. Idea che non trova il consenso di Roberto Formigoni, presidente della Lombardia: «Mi auguro che le Regioni non debbano arrivare a rimettere le deleghe. Quando si apre il dialogo lo si apre insieme per risolvere i problemi e quindi domani (oggi, ndr) apriremo il dialogo con la volontà di risolvere i problemi». Grandi aspettative sulla riunione di oggi le ha manifestate anche la senatrice finiana Maria Ida Germontani, membro della Commissione Bilancio di Palazzo Madama che ieri ha continuato nel lavoro di analisi degli emendamenti presentati alla manovra: «Penalizzare le Regioni sarebbe un errore imperdonabile. È quindi indispensabile trovare un punto di incontro trattandosi di aperta conflittualità tra organi dello Stato» perché‚ «il rischio è di contraddire lo stesso impegno programmatico ed elettorale della maggioranza a favore del federalismo. E il taglio dei servizi ai cittadini potrebbe risultare, in definitiva, un boomerang per la maggioranza». Intanto sulla manovra la protesta si allarga anche alla Confindustria che, con la sua presidente Emma Marcegaglia, critica l'emendamento che riguarda l'industria farmaceutica, sulla quale viene caricato metà dello sconto che inizialmente doveva essere a carico delle farmacie: «Ancora una volta - ha ribadito Marcegaglia - si è deciso di colpire l'industria farmaceutica per aumentare di fatto i redditi e le rendite dei farmacisti». Posizione condivisa anche dal ministro della Salute, Ferruccio Fazio che ha così commentato: «Personalmente non ritengo giusto l'emendamento». Altro elemento controverso è quello legato alla trattazione del decreto in Aula alla Camera. Infatti se entro la settimana prossima il Senato dovrà esprimersi sulla manovra, ieri a Montecitorio è stata polemica per lo slittamento della discussione dal 23 luglio al 26. Un esame sul «filo della decadenza» dato che il decreto che contiene le misure correttive dei conti pubblici è stato emanato il 31 maggio e, per mantenere la sua efficacia, dovrà essere convertito in legge entro il 30 luglio. I deputati quindi avranno solamente cinque giorni per analizzare il testo sul quale comunque il governo ha già preannunciato la decisione di richiedere il voto di fiducia.  

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