Manovra, Regioni all'attacco
Resta alta la tensione tra le Regioni e il governo. L’approvazione dell’emendamento che rende i tagli più flessibili e premia gli enti più virtuosi non è riuscita a placare i governatori. La polemica è salita soprattutto perché finora non c’è stato alcun incontro con il governo. Per domani convocata la Conferenza Stato-Regioni con Tremonti. Preoccupazione dello Stato maggiore della Difesa per i tagli alla sicurezza. Sui tagli alle Regioni non si cambia e si riaccende lo scontro con il governo. L'Esecutivo tira dritto, lasciando inalterato nonostante le proteste l'ammontare delle riduzioni pari a 4 miliardi nel 2011, e concede solo la modifica che rende più flessibili le riduzioni e fa sì che le autonomie virtuose siano premiate. La commissione Bilancio del Senato, che ha all'esame il decreto legge sulla manovra, approva infatti l'emendamento messo a punto dal relatore a poche ore dalla convocazione della conferenza Stato-Regioni, alla presenza del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, convocata per domani i cui però margini di intervento a questo punto sono ridotti. E infatti, fa sapere il presidente delle Regioni Vasco Errani, la riunione «non è certo la soluzione», mentre il governatore della Lombardia Roberto Formigoni torna a minacciare la remissione delle deleghe e l'Anci annuncia di essere vicina a non presentarsi all'appuntamento. Quello che «serve - spiega il presidente dei Comuni Sergio Chiamparino - è un incontro di tipo politico». Un incontro con Berlusconi, gli fa eco il presidente della Regione Lazio Renata Polverini, «è necessario». Eppure, come dimostra la scelta della Toscana di chiudere sette uffici regionali esteri, «andare avanti con rigore si puo», osserva Tremonti che invita le Regioni a creare un unico sportello a Bruxelles. La scelta di non rivedere le misure che toccano gli enti locali, insieme a quella di preannunciare il voto di fiducia con largo anticipo rispetto all'iter parlamentare, non causa solo nuove levate di scudi da parte dei diretti interessati ma anche da parte delle opposizioni. «Non vorrei - dice il segretario del Pd Pier Luigi Bersani - che dopo Berlusconi arrivasse Chavez. Bisogna ripristinare i concetti basici della democrazia parlamentare che non può andare avanti a fiducie, decreti e telefonate riparatrici». Il governo, attacca l'Italia dei Valori, «naviga a vista». Intanto governo e maggioranza continuano a lavorare a un pacchetto di modifiche causando tra l'altro il rallentamento dei lavori parlamentari e lo slittamento dell'approdo del decreto legge in Aula (l'esame inizierà domani, mentre mercoledì 14 è previsto l'ok finale del Senato con tanto di fiducia). Tra le novità certe e frutto anche di un incontro tra Tremonti e il relatore alla manovra, spunta la cancellazione tout court della stretta sugli assegni per le invaldità: un passo indietro chiesto a gran voce dalle associazioni e compensato dall'aumento delle verifiche da parte dell'amministrazione sui falsi invalidi che passano da 200mila a 250mila l'anno. Ancora invece da scrivere le misure fiscali a favore delle imprese, i fondi per Roma capitale da sempre oggetto di contesa all'interno della maggioranza con i leghisti che non vedono di buon occhio l'idea di concedere al Campidoglio troppi aiuti, la revisione del taglio delle tredicesime al comparto sicurezza e le norme sui certificati verdi. Si allarga la protesta contro la manovra. Dopo la presentazione da parte del relatore, Antonio Azzollini, di un emendamento che spalma i tagli previsti per il settore farmaceutico su tutta la filiera, toccando anche le aziende del settore, scatta oggi la serrata dei grossisti di farmaci. E saranno dunque sospese le consegne delle medicine in farmacia.