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L'ultima tentazione: ritirare il ddl

Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano

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Lo sfogo è scattato con un paio di ministri in due occasioni diverse: «Sai che faccio? Ritiro il provvedimento». E davanti allo stupore dell'interlocutore, Silvio Berlusconi ha provato a ragionare: «Massì, lo ritiro. Tanto, a che serve ormai? Su di me è uscito di tutto. Sono venute fuori anche le registrazioni fatte nel bagno di casa mia, che vuoi che altro succeda? E poi quel testo è stato così annacquato, lo sarà ancora, non lo riconosco più. Infine, vediamo poi Fini che fa?». Qualcuno lo ha incoraggiato ad andare avanti, altri un po' meno. Di certo il Cavaliere non si fa mettere nell'angolo. Piuttosto che farcisi buttare rovescia il tavolo come fece con il predellino. Ad allarmare ulteriormente palazzo Grazioli è stato il racconto di un mediatore berlusconiano di provata fede. Stando a quanto riferito, nei giorni scorsi l'«ambasciatore» s'è recato dall'Anm chiedendo di formulare le richieste per eventuali modifiche. E s'è sentito rispondere più o meno così: «Abbiamo scritto i nostri emendamenti e li abbiamo consegnati ai finiani che li hanno fatti propri e sono già stati assorbiti nella nuova bozza che sta preparando Alfano. Non abbiamo altre richieste da fare». Vero o no l'Anm non protesta più sul ddl intercettazioni da almeno una settimna, quando ha espresso solidarietà ai giornalisti che confermavano il loro sciopero. Per i berlusconiani è davvero troppo. Si troverebbero così ad approvare un testo in parte scritto da Magistratura democratica, ovvero coloro che da anni «si augurano di farmi fuori», per usare parole di Berlusconi. Si vedrà. Si vedrà se Silvio davvero ha il coraggio di mandare a monte il testo tanto che nelle conversazioni private ha ricordato quel che ha fatto Aldo Brancher, dimettendosi da ministro per non essere accusato di approfittare della situazione: «È una legge per tutti gli italiani e la fanno passare per un provvedimento che io mi faccio per me...», s'è lasciato sfuggire. Intanto si va avanti. Si media. Anche ieri Niccolò Ghedini ha visto Italo Bocchino. E il ministro Franco Frattini ha detto chiaro e tondo: «Il ministro della Giustizia sta riflettendo su alcuni emendamenti: è stato detto che il ddl non è una Bibbia e non è intoccabile. Terremo conto delle perplessità» anche se per «me è possibile che si approvi entro la pausa estiva». Si tratta ancora. La consulta Giustizia del Pdl, nella riunione di ieri, ha deciso di chiedere uno slittamento per la presentazione degli emendamenti al testo. Prendere più tempo anche per separare i temi. Ora l'attenzione è sulla Manovra, dopo si entrerà nel vivo. Alfonso Papa, deputato Pdl ed ex direttore generale al dicastero della Giustizia, ha portato in commissione dati da brivido: «È certo che in Italia sono almeno cinque milioni i cittadini che ogni anno possono ritrovare le loro conversazione nei brogliacci delle intercettazioni telefoniche». «Nell'ultimo anno - ha aggiunto - sono stati emessi circa 120.000 decreti di intercettazione, ogni intercettato parla almeno con altre 50 utenze diverse, siamo a sei milioni di persone registrate». A influire a questo punto non sono più tanto i rilievi dei finiani quanto il clima sempre più teso con il Quirinale. Tanto che Berlusconi ieri, salito sul Colle per il Consiglio supremo di Difesa, ha provato a sciogliere la tensione con Napolitano.  

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