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L'ossessione leghista

Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia

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Vorremmo rassicurare il governatore del Veneto Zaia. Vorremmo, perché a Roma siamo generosi, garantirgli notti tranquille. La squadra giallorossa si dovrà salvare, si salverà, non certo per i suoi soldi o quelli dei suoi amici leghisti. Inoltre l'Unicredit non sta regalando nulla alla squadra giallorossa, la sta solo prendendo ai Sensi in cambio di prestiti non onorati. Per rivenderla, probabilmente a imprenditori romani, e incassare. Agisce da banca e basta. Ma è difficile spiegarlo a chi ormai vede la Capitale come una ossessione. Comunque si rassegni, Roma è Roma, con la sua storia, il suo passato. È la città più conosciuta al mondo. Se ne faccia una ragione. E dorma tranquillo. Non potrà mai trasformare le osterie sul Brenta nel Colosseo. Semmai si preoccupi di preservare quel sacrario del Monte Grappa che per tutti gli italiani rappresenta una pagina di storia comune. Un monte sacro per noi che crediamo nell'Italia unita. Nonostante i leghisti. Ma Zaia forse ancora non ha digerito il fatto che gli uomini di sport sono convinti che se abbiamo una possibilità per ottenere le Olimpiadi del 2020 è solo presentando la Capitale non certo Venezia con il suo entroterra. Così qualcuno dovrebbe spiegargli che la vicenda Unicredit ha molto poco di politico. Mentre politico, e demagogico per dirla come un imprenditore veneto, Calearo, è l'intervento di Zaia che in una dichiarazione arriva a dire che Unicredit, invece di salvare una squadra di calcio, in tempo di crisi farebbe meglio a pensare «a un intervento vero, con soldi veri, a sostegno delle famiglie e degli imprenditori del Nord». Chiarito che Unicredit non sta salvando un bel niente e semmai si spera siano imprenditori romani, oppure stranieri attirati dal possibile affare, a salvare la squadra rilevandola, appare una volgare caduta di stile quelle famiglie e imprenditori del Nord. Certo che una banca non deve sperperare soldi nel calcio, ma famiglie e imprenditori del Nord? No. Questo è troppo. Perché le famiglie e le imprese del Sud puzzano? Come si permette? La banca fa la banca e i soldi li raccoglie in tutta Italia, anzi più nel centrosud: perché dovrebbe occuparsi solo del Nord? Perché c'è una razza presunta eletta? Questo è un egoismo senza forza: oserei dire ignorante. Lo sa Zaia che molti suoi laboriosi corregionali sono venuti con le pezze nel sedere a far crescere una intera provincia del Lazio? Parliamo di Latina naturalmente. E ora sono cittadini del Lazio come lo sono i ciociari, nel Lazio da sempre. E qui nessuno si sognerebbe mai di contrapporre quegli eroici pionieri ad altri? Certo da queste parti è passata la cultura. Si respira nell'aria. E non tiri in ballo Venezia, perché in quella città la Lega ci può andare solo per fare turismo. Basta chiedere a Brunetta. Facciamola finita con le favole secessioniste. Con il Nord sfruttato. Senza gli operai partiti dai paesi poveri della Sicilia, della Calabria, della Puglia ci sarebbe stato lo sviluppo industriale del Nord? E la Cassa del Mezzogiorno non dice niente a Zaia? Quei soldi sono andati alle aziende del meridione oppure ne hanno fatto man bassa alcune imprese lombarde, venete, piemontesi, emiliane scese a Sud di Roma per prendere i finanziamenti e poi scappare? I fondi sono finiti in gran parte alle imprese settentrionali. Lasciando nel meridione ruderi industriali. Sul Grappa invece per l'Italia hanno combattuto uomini di tutte le regioni. E sono morti sul Carso, sul Grappa o sul Piave. Caduti per l'Italia e il tricolore. I leghisti vadano a farsi un giretto sulle loro montagne. Chissà che non imparino qualcosa. E forse la smetteranno di dire sconcezze culturali. Perché una secessione l'hanno già fatta, tutta personale: dal buon senso, dalla ragione e dalla cultura.  

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