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"Tremonti ingiusto, serve il confronto"

Renata Polverini

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«Non possiamo farci trattare in questo modo. Le Regioni sono pezzi di Stato. Da tempo io e gli altri governatori abbiamo chiesto un incontro al ministro Tremonti. Non l'abbiamo ottenuto. Per questo sono andata da Berlusconi». La presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, non le manda a dire. Non la spaventano le scintille, nemmeno quelle con la sua coalizione. Non le sono andate giù le accuse del ministro dell'Economia che l'altro ieri ha attaccato «la cialtroneria e l'irresponsabilità» di chi al Sud pensa solo a protestare e poi «prende i soldi» dell'Ue «e non li spende». Parole ingiuste e inaspettate, tuona la Polverini: «Mi dispiace per il trattamento ricevuto. Sento molto la responsabilità del ruolo che ricopro e ho grande rispetto per tutti i cittadini. Non possiamo passare per scocciatori. Tremonti ha sbagliato, comunque resto ottimista». Ma è ottimista anche di fronte alla pioggia di tasse che si abbatterà sul Lazio? «Lo sono per natura e poi in questa situazione, con questa eredità, come faccio a non esserlo?». L'aumento di Irap e Irpef le sarà indigesto... «Non c'è dubbio. Anche se io non ho responsabilità nel disastro degli anni passati. Ce l'ho messa tutta per evitare gli aumenti. Mi sono impegnata al massimo e in pochi giorni ho costruito un piano di rientro dal deficit sanitario che credevo potesse evitare la maggiorazione delle tasse ma il governo non ha sentito ragioni». Pensa che l'esecutivo potesse evitare di penalizzare in questo modo il Lazio?  «Il governo è stato molto attento, in modo persino rigido, alle scadenze previste. Mi dispiace per i cittadini. In ogni caso sul piano sanitario stiamo ancora lavorando con i ministri competenti, il 14 di questo mese avremo un'altra verifica. Non mi do per vinta». Si aspettava un governo più morbido? «Mi aspettavo, come tutti gli altri governatori eletti pochi mesi fa, di avere più tempo». Invece il governo è stato inflessibile... «Mi rendo conto che c'è la crisi ma andavano tenuti presenti i cambi al vertice delle Regioni e le pesanti eredità. Mi aspettavo, e con me pure gli altri presidenti, un'attenzione maggiore da parte del governo». E allora, dopo aver spronato nei giorni scorsi i deputati e i senatori eletti nel Lazio a fare fronte comune, ieri è andata a Palazzo Chigi dal premier Berlusconi... «Sì. Il Lazio è troppo penalizzato dalla manovra. Va aperto un confronto col governo per valutare se è possibile tornare indietro sull'aumento delle tasse». E Berlusconi che le ha risposto? «Mi ha detto che ha intenzione di farlo, di confrontarsi». Mentre Tremonti non ha mai «ceduto» e vi ha dato pure dei «cialtroni», visto che non riuscite a spendere i fondi dell'Unione europea. «La mancata spesa dei fondi Ue appartiene a una stagione che ormai è alle nostre spalle. L'espressione di Tremonti è stata ingiusta verso governatori giovani, eletti da pochi mesi, che stanno cercando di cambiare la rotta rispetto agli ultimi anni». In effetti vi ha fatto passare per scocciatori... «Sì, infatti, e mi dispiace molto. Ho il massimo rispetto per i cittadini, anche per quelli che non mi hanno votato, e penso che non si possano accettare cose del genere». Quindi è andata da Berlusconi e gli ha parlato male di Tremonti... «No, questo no, ma gli ho detto che le Regioni stanno chiedendo un confronto sulla manovra economica che per ora non è stato possibile. E lui, appunto, ha capito». Ma quindi è possibile che il governo faccia un dietrofront sulle tasse del Lazio?  «Lo vedremo. Intanto abbiamo cominciato a fare tutta una serie di interventi contro gli sprechi. Continueremo e orienteremo le risorse nelle direzioni giuste. Punto a creare un nuovo progetto per il Lazio anche per abbassare le tasse in ogni caso nell'arco dei prossimi tre anni, come ho assicurato in campagna elettorale». Non sarà contenta nemmeno dell'aumento dei pedaggi nei caselli della Capitale? «Sono molto amareggiata perché in questo modo si colpiscono i pendolari. Non è una mia competenza diretta ma sostengo pienamente i ricorsi al Tar presentati dai presidenti delle Province». Tra poco saranno cento giorni dalla sua elezione a presidente del Lazio. Cosa l'ha colpita di più in questi mesi? «L'affetto delle persone. Sto qui, nel mio ufficio, e sulla mia scrivania ho quattro quadri: uno è un disegno fatto da alcuni bambini ricoverati in ospedale, poi ci sono una poesia in romanesco e il testo di una canzone, anche in cd, che mi hanno spedito due cittadini e, infine, un disegno di alcuni ragazzi. Questo mi dà molta forza, quella che serve per cambiare le cose, anche questo palazzo, di cui mi ha colpito la trascuratezza. Cambierà».

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