Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Baby pensioni ai politici, nonne al lavoro

default_image

  • a
  • a
  • a

Nonne al lavoro, baby politici pensionati. Se volevate un esempio di come funzionano le cose nel Palazzo eccovi serviti: mentre il ministro Tremonti non riesce a fare due più due, perché come tappa un buco da una parte, si apre una falla dall'altra, nelle istituzioni succede tutto e il contrario di tutto. Prendete la Regione Lazio, un ente non proprio gestito in maniera adamantina dalle amministrazioni di destra e di sinistra che si sono succedute negli ultimi vent'anni. Arriva Renata Polverini, un presidente donna - ma con gli attributi - e comincia a guardare i conti. Dentro c'è il Guinness dei fiaschi della partita doppia, un debito sanitario più grande di quello di tutta la Grecia messa insieme, una moltiplicazione di enti, poltrone, posti di sottogoverno, sottopancia e copripancia da far paura, un Consiglio regionale (come ha raccontato "Il Tempo" nei giorni scorsi) dove alla moltiplicazione dei pani e dei pesci si è sostituita quella delle commissioni consiliari. Un orrore. E cosa ti fa la Polverini? Taglia dove può, si arma di mietitrebbia, falciatrice, cesoia e motosega: via i superstipendi dei dirigenti, taglia e cuci le divisioni che non servono, insomma la presidente si dà da fare. Ma è inutile girarci intorno, la Regione Lazio è peggio di una selva oscura. Basta aprire qualche armadio, sollevare qualche tappeto, e trovi il meglio del peggio. Ora, prendete questi poveracci dei consiglieri: si fanno chiamare onorevoli, guadagnano come gli onorevoli, schiacciano il bottone come gli onorevoli, contano poco come gli onorevoli, ma soprattutto vanno in pensione come gli onorevoli. E siccome, guarda un po', la Regione ha cominciato a capire che da qualche parte bisogna dare l'esempio e ben due proposte di legge, della maggioranza e dell'opposizione, prevedono che i signori consiglieri intaschino la pensione a 65 anni e non a 50, ecco che parte il rally per intascare subito il lauto assegno. Più pensioni per tutti. Prima che scatti la tagliola della riforma, pare stiano correndo come centometristi a riempire moduli, scartoffie, compulsare tabulati per verificare i contributi. Cinquant'anni e non sentirli, pensione d'oro e contribuente beffato. Immaginate voi la scena. Mentre il governo giustamente solleva l'età pensionabile delle impiegate statali, equiparandola a quella degli uomini come ci chiede l'Europa, un gruppo di furbacchioni si lancia verso la pensione anticipata. Tutto legittimo, per carità, ma in politica c'è una cosa che si chiama etica, e un'altra che si chiama coscienza, e un'altra ancora che si chiama responsabilità.   Se Tremonti prende l'accetta e si improvvisa taglialegna canadese, non si può fare la levata di scudi e poi bellamente infischiarsene e procedere all'incasso del vitalizio. Altrimenti, cari consiglieri regionali, la bandiera che la presidente Polverini ha innalzato di fronte al ministro dell'Economia, finirà per essere stracciata dai vostri comportamenti. Mi auguro vivamente che maggioranza e opposizione varino la legge che ferma il pagamento dei vitalizi dei consiglieri e fissa la data d'incasso al compimento dei 65 anni d'età. In caso contrario una risata li seppellirà.  

Dai blog