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Putiferio sulle tredicesime: i tagli non ci saranno

Il ministro  degli Interni Roberto Maroni

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Una insurrezione generale e a fine giornata arriva la rassicurazione di Berlusconi: le tredicesime non si toccano. Contro il taglio si sono mobilitati i diretti interessati, polizia, magistrati, prefetti, professori universitari e diplomatici, e ieri si è scatenato il finimondo. Questa volta non è come nel caso delle pensioni, (quell'emendamento con il refuso che impediva l'uscita in pensione dopo 40 anni di lavoro, indipendentemente dall'età anagrafica). L'emendamento presentato dal relatore alla manovra Azzollini è chiaro: a copertura di una nuova norma che prevede di escludere promozioni, straordinari e arretrati dal blocco triennale degli stipendi al 2010 per la pubblica amministrazione, si dispone il taglio delle tredicesime. L'obiettivo, si legge nell'emendamento, è di «assicurare un risparmio di spesa non inferiore ai risparmi» già previsti dal congelamento delle retribuzioni. Oltre al sindacato della polizia (il Sap ha minacciato «azioni eclatanti»), contro la norma sono intervenuti esponenti del governo e alte cariche istituzionali. Il presidente del Senato, Renato Schifani, avrebbe telefonato a Azzollini, per invitarlo a fare marcia indietro, fronte comune hanno fatto i ministri dell'Interno Roberto Maroni e della Difesa Ignazio La Russa. Tra i due c'è stato un colloquio telefonico nel quale hanno concordato la posizione comune contraria ai tagli. «Non c'è mai stata alcuna possibilità che il comparto sicurezza accettasse la decurtazione» ha detto a chiare note La Russa che ha riferito di averne parlato con il ministro Tremonti. Il responsabile dell'Economia gli ha preannunciato «che con ogni probabilità eliminerà anche la semplice possibilità, facoltativa, di optare per questa soluzione, anzichè per il taglio degli aumenti a seguito di promozioni». Anche i capigruppo del Pdl di Camera e Senato, Cicchitto e Gasparri, hanno preso posizione contro la proposta di Azzollini e hanno chiesto di ritirarla. Levata di scudi dai sindacati confederali. Il segretario della Uil, Luigi Angeletti, parla di un «Parlamento impazzito» che colpisce certe categorie mentre «il primo emendamento che avrebbe dovuto proporre è la riduzione del 20% dei costi della Camera e del Senato». Per il leader della Cisl Raffaele Bonanni, il Governo, ed in particolare il Ministro Maroni, «farebbe bene a riaprire il confronto con tutti i sindacati del comparto sicurezza per impostare la lotta agli sprechi e per destinare i risparmi a tutti i lavoratori del comparto sicurezza». Il sottosegretario all'Economia, Luigi Casero che segue la manovra in Parlamento, ha spiegato che l'emendamento «era stato presentato come elemento in più per favorire la trattativa, una norma di salvaguardia per mantenere i saldi. Ma se è visto come un elemento vessatorio non abbiamo nessuna difficoltà a ritirarlo». Quindi annuncia che domani verrà chiesto al relatore di farlo. A questo punto Azzollini attende indicazioni. «Quando e se il governo lo chiederà lo ritireremo - precisa - Era un'opzione, la possibilità di scelta tra il congelamento degli aumenti e un'eventuale riduzione della tredicesima». Ma per il Cocer Interforze, anche a fronte della marcia indietro sulle tredicesime, il giudizio sulla manovra «resta negativo perchè incide sull'essenza stessa della struttura gerarchica, le meritocrazie, le tasche del personale, lo stipendio, e la parte pensionistica».

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