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E sulle intercettazioni il Pd corteggia i finiani

Gianfranco Fini (S) e Dario Franceschini (D)

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La mano è tesa. Da una parte i Democratici, dall'altra i finiani e nel mezzo una battaglia che ben presto i due gruppi potrebbero trovarsi a combattere dalla stessa parte del fronte. Questo almeno è quello che è emerso ieri quando il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini, ha lanciato un chiaro messaggio ai supporter di Gianfranco Fini: «Pur di fermare o quanto meno di attenuare gli effetti del disegno di legge sulle intercettazioni siamo disposti a votare a favore di emendamenti presentati da deputati finiani che andassero nella direzione di un miglioramento della legge». E così, proprio nel giorno in cui il premier Silvio Berlusconi si scaglia contro «la piccola lobby di giornalisti e giudici» che si oppone alla legge sulle intercettazioni, Franceschini tenta di acuire le divisioni sempre più evidenti all'interno della maggioranza schierandosi dalla parte della minoranza finiana. Una strategia che, come sostiene ancora l'esponente Democratico, potrebbe trovare già compimento a partire dalla trattazione degli emendamenti in Commissione Giustizia per poi proseguire in Aula. Immediata la risposta dei finiani a Franceschini ed è proprio l'ex vicecapogruppo alla Camera del Pdl Italo Bocchino a prendere la parola: «Ci fa piacere sapere che Franceschini e il Pd condividano posizioni di destra sulla legalità e che, sulle intercettazioni, si dica disponibile a convergere nel corso dell'iter parlamentare». Ma immediatamente dopo mette in guardia l'opposizione invitandola a non fare giochi tattici: «Il Pd deve aver chiaro che l'obiettivo è portare il Pdl sulle nostre posizioni perché aderenti al parere degli elettori di riferimento e non spaccare il partito con la complicità tattica degli avversari politici». Sulla difensiva invece l'area berlusconiana del Pdl che sul disegno di legge spera non ci siano giochi di sponda dei finiani con l'opposizione. Un avvertimento che arriva proprio da Fabrizio Cicchitto, capogruppo a Montecitorio: «È evidente che Franceschini gioca a dividere la maggioranza e, se gli riesce, a provocare una crisi. È il mestiere dell'opposizione. Chi fa parte della maggioranza, però, se ha senso di responsabilità ed intelligenza politica, non può fare da sponda ai giochi dell'opposizione». Ancora più severo il commento di Osvaldo Napoli, vicepresidente dei deputati del Pdl: «C'è tempo, fino al 29 luglio, per modificare quel che resta da modificare del provvedimento sulle intercettazioni. Per farlo occorre chiarezza di obiettivi e onestà di propositi. C'è la strada indicata da Casini, nel segno di una discussione trasparente in Parlamento, oppure c'è la strada immaginata da Franceschini. La seconda è la più opaca, è la via battuta da vecchi mestieranti abituati al piccolo intrigo senz'altro obiettivo che quello di mettere in difficoltà il governo confidando in qualche "quinta colonna" nella maggioranza». Poi il monito: «Chiunque pensa di aggirare la maggioranza fa un calcolo miope perché gli elettori non lo perdonerebbero mai». Così il primo tema a cui il «ghe pensi mi» di Berlusconi dovrà occuparsi sembra proprio sia il testo sulle intercettazioni, e, curiosamente, questa volta una mano potrebbe arrivare proprio dal partito di Di Pietro. «Il testo - ha detto il portavoce Leoluca Orlando - è inemendabile», e le modifiche migliorative «sono una trappola nella quale Italia dei Valori non intende cadere». Non a caso, nonostante il sostegno del Pd, il mancato voto degli emendamenti dei finiani da parte dei dipietristi, li porterebbe necessariamente ad essere bocciati.

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