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Non si difende la libertà di stampa con D'Addario e Bindi in piazza

Da sinistra Patrizia D'Addario e Rosy Bindi

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Alla manifestazione contro il ddl intercettazioni spunta Patrizia D'Addario. Proprio accanto alla presidente del Pd, Rosy Bindi. Una giornata decisiva e una protesta bizzarra. Eppure tutto era cominciato secondo copione. Il Capo dello Stato ha fatto notare l'esistenza di alcuni punti critici nel provvedimento in attesa di valutare se «saranno apportate modifiche adeguate alla problematicità di quei punti messi in evidenza». Il presidente del Senato Schifani ha assicurato che l'esame del ddl «si farà in Senato comunque dopo l'estate». Nelle stesse ore a Roma si riempiva piazza Navona per protestare «contro il bavaglio». Insieme con Bersani, Di Pietro, Finocchiaro, Veltroni, e tanti altri esponenti dell'opposizione, c'era la escort barese. Dietro il palco, sempre circondata dai fotografi. Nella stessa zona anche politici e giornalisti noti, ma lei è stata la più gettonata. «Sono qui per la libertà di stampa, per il vostro lavoro - ha spiegato ai cronisti - Questa legge, però, riguarda anche me: è passato un anno da quando ho raccontato ai giudici la verità e ancora sto pagando». Qualcuno non le crede: «Via da qui! Fuori le escort!». «Se ne deve andare, siamo qui per difendere la cultura, la stampa dovrebbe raccontare quello che avviene sul palco e in piazza. Lei invece è qui a raccontarci la sua biografia, a far pubblicità al suo libro». A strillare è stata Benedetta Buccellato, attrice e segretaria dell'associazione per il Teatro Italiano. E se la escort barese ha spedito le accuse al mittente promettendo querele, c'è chi l'ha eletta testimonial della piazza. Franco Siddi, segretario generale della Federazione nazionale della stampa italiana, organizzatore della manifestazione, non ci sta: «La D'Addario è una delle 12 mila persone presenti. Nessuno si permetta di dire che questa è la manifestazione della D'Addario. Lei come è libera di entrare a Palazzo Grazioli è libera di venire a manifestare in piazza Navona, ma le nostre bussole sono altre. Mi riferisco a Giovanni Amendola, Giacomo Matteotti, Giuseppe Donati, Antonio Gramsci, Walter Tobagi, Carlo Casalegno e ad altri giornalisti che hanno dato la vita per il loro lavoro». Dopotutto la D'Addario rappresenta un unicum: è stata la sola «quasi candidata» del centrodestra presente. Per il resto è stato tutto uno sventolare di bandiere della sinistra. L'opposizione ha messo il cappello anche a questa manifestazione. Siddi non condivide: «La nostra è una battaglia per il soddisfacimento di uno dei diritti fondamentali, stiamo combattendo per un'informazione completa, libera e plurale».

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