Berlusconi cerca Casini per rafforzare la coalizione

Alla fine è riapparso. Cacciato dal Pdl quasi due anni e mezzo fa, quando Berlusconi non ne poteva più dei suoi tira e molla, del suo essere intriso fino al midollo di «democristianità», Pier Ferdinando Casini è tornato al centro dell'orizzonte politico del Cavaliere. Prima che il Presidente del Consiglio partisse per la sua trasferta all'estero, i due, raccontano uomini vicini a Berlusconi, si sono visti per parlare di un possibile riavvicinamento. Al momento le posizioni restano diverse, anche se non lontanissime. Berlusconi avrebbe offerto a Pier la poltrona di ministro dello Sviluppo economico, quella lasciata libera da Scajola, con l'appoggio dell'Udc al governo. Casini ha però risposto picche. E ha fatto la sua controproposta: a ottobre una crisi di governo con la quale il premier fa un rimpasto e «cede» un paio di ministeri ai centristi.  Insomma Casini vorrebbe sancire con un atto ufficiale l'ingresso del suo partito nella maggioranza. Il Cavaliere non ha detto sì ma non ha neppure chiuso del tutto le porte a una soluzione di questo tipo. Del resto il suo interesse per il leader dell'Udc nasce proprio dall'esigenza di rafforzare una coalizione che inizia a scricchiolare. E nella quale in troppi sembrano iniziare a pensare al dopo-Berlusconi. Primo fra tutti Gianfranco Fini, del quale il premier continua a non darsi pace per il suo comportamento. L'altro è Giulio Tremonti. Il ministro dell'economia in questo periodo in cui è messo sulla graticola per la manovra declina qualsiasi invito a parlare di politica. Si defila, rifiuta di partecipare a incontri e convegni. Ma il suo asse con la Lega è fortissimo e un futuro da leader con l'appoggio di Bossi non è un'ipotesi alla quale «l'uomo dei conti» del governo non pensi. Ma solo l'idea che qualcuno inizi a parlare di un suo successore a Berlusconi, si sa, fa venire l'orticaria. Lo ha ribadito anche mercoledì nell'incontro a Panama con il presidente Ricardo Martinelli con il quale ha firmato un impegno a collaborare contro il narcotraffico. Spiegando – scherzando ma non troppo – di non avere alcuna intenzione di farsi da parte: «Avevo già programmato di ritirarmi dalla vita politica tra tre anni ma con questo obbligo di essere qui per festeggiare il nuovo canale mi vedo costretto a continuare». Per questo l'ipotesi di far entrare Casini nel governo è una soluzione politica alla quale sta pensando da un po'. Pier Ferdinando può essere usato per stoppare i sogni e le pretese dell'asse Tremonti-Bossi ma anche il minacciato «secessionismo» di Fini e dei suoi uomini. E da parte sua il leader dell'Udc potrebbe porre fine a quell'isolamento al quale si è autocondannato ma che non lo porta a nessuno sbocco.