Irpef, Ici, Cosap e servizi La stangata sulla Capitale
Altro che manovra economica. Per romani e laziali è una vera stangata. Non si salva nessuno: pendolari, commercianti, proprietari di seconde case, genitori che hanno figli all'asilo. Non si scappa. L'ultimo balzello è scattato ieri: l'aumento dei pedaggi in nove caselli della Capitale. Un salasso soprattutto per i cittadini che vivono in provincia ma lavorano a Roma. E se i pendolari sono in rivolta, il conto del governo lo pagano anche tutti gli altri. Infatti dal 2011 l'addizionale comunale Irpef sarà più cara dello 0,4%, ci sarà l'aumento della tassa di occupazione di suolo pubblico per bar e ristoranti mentre l'Ici sulle seconde case sfitte volerà al 9,9 per mille. Non solo. Il Campidoglio aumenterà anche le rette degli asili nido (dal 16 al 46 per cento in proporzione al reddito) e debutterà la tassa di soggiorno a carico dei turisti (e degli albergatori). Ma questa è soltanto una parte della stangata. Perché oltre al Comune di Roma non sfuggirà a tagli e rincari la Regione Lazio. Innanzitutto se il piano di rientro elaborato dalla governatrice Renata Polverini, che è anche commissario di governo per la sanità, non andrà a buon fine, scatterà l'aumento dell'Irpef e dell'Irap regionali, che sono già le più alte d'Italia. Aumento già deciso, secondo il capogruppo regionale del Pd, Montino. Poi c'è lo spettro di un'estensione dei ticket sulle prestazioni sanitarie e di altri insostenibili tagli agli ospedali. Insomma, la manovra economica del governo rischia di abbattersi sul Lazio come uno tsunami. In un momento, peraltro, di difficoltà per lavoratori e imprese. Per questo il sindaco Alemanno e la governatrice Polverini hanno riunito ieri deputati e senatori eletti nella regione per tentare di elaborare una strategia comune. Anche perché il sospetto è che il governo sia andato con mano pesante sulla Capitale per «salvare» il Nord. È anche vero, come ha più volte sottolineato il sindaco di Roma, che l'esecutivo ha stabilito di trasferire 300 milioni di euro all'anno al Campidoglio. Soldi che potrebbero diventare 350 milioni, almeno così si augura il primo cittadino. Si vedrà. Intanto Alemanno, proprio per fugare ogni dubbio di una manovra «leghista», invita il ministro Tremonti a «rinegoziare il contratto con la società Autostrade per non far pagare i cittadini». Ancora più netto il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, che parla di «palese disparità di trattamento». E se la Lombardia (come gran parte del Nord) non dovrà fronteggiare aumenti, il presidente dell'Anas Ciucci spiega: «In Lombardia non ci sono nuovi caselli in quanto si paga già da anni il pedaggio su tutte le tangenziali di Milano». Ma non basta. Zingaretti replica: «Sulle centinaia di caselli autostradali italiani, ne sono sono stati scelti 26 già esistenti in cui scatterà l'aumento, e di questi ben 9 sono solo su Roma. Nessuno, invece, in diverse regioni del Nord Italia». E se i Verdi di Angelo Bonelli hanno calcolato che «qualora fosse applicato il pedaggio previsto dalle misure della manovra sul Grande Raccordo Anulare e sulla Roma-Fiumicino avremmo circa 70 mila auto in più che userebbero le strade interne della Capitale», anche il destino dell'autostrada che porta all'aeroporto sembra ormai inevitabile. Ma fanno i conti pure gli imprenditori del comparto agroalimentare. L'ad di Cargest, la società di gestione del Centro Agroalimentare romano, Massimo Pallottini, ricorda: «Dopo aver favorito il decentramento degli ortomercati all'ingrosso, adesso lo Stato li penalizza proprio perché decentrati?». Evidentemente sì perché «i nostri operatori per soli 2 chilometri sull'A24 pagheranno fino ad 80 centesimi in più al giorno per ogni transito». Ma la battaglia col governo è appena cominciata.