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Tempi lunghi per il crocifisso Frattini ottimista sul ricorso

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.Alla Corte di Strasburgo l'udienza è durata meno di tre ore e anche questo appare un fatto positivo in considerazione della complessità del ricorso del governo italiano contro la pronuncia precedente: in sostanza, si affermava che la presenza del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche costituisce una violazione dei diritti dei genitori a educare i figli secondo coscienza e, allo stesso tempo, una limitazione della libertà religiosa degli alunni. Se si pensa che la delicata vicenda, dalle mille implicazioni etiche e politiche, dura ormai da otto anni l'attesa di sei ulteriori mesi appare per certi versi fisiologica. Ottimismo sull'esito del ricorso italiano è stato espresso ieri dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, e da quello per le Politiche Europee, Andrea Ronchi. «Credo che abbiamo tutte le carte in regola per un risultato positivo», ha dichiarato Frattini. Ronchi ha invece sottolineato come sia significativo che l'Italia abbia ricevuto il sostegno di dieci Stati membri del Consiglio d'Europa nella richiesta di appello. Peraltro, il fronte pro-Italia si è ulteriormente esteso. Infatti, ai 10 Paesi - Armenia, Bulgaria, Cipro, Grecia, Lituania, Malta, Monaco, Romania, Russia e San Marino - che hanno deciso di intervenire come parti terze davanti alla Corte se ne sono aggiunti altri quattro: Albania, Serbia, Moldavia e Ucraina. Il giudice Nicola Lettieri, a nome del governo, ha sostenuto davanti alla Corte: «Il caso di cui discutiamo non è propriamente giuridico, e non si fonda su una reale violazione dei diritti. Piuttosto è un caso politico e anche ideologico». Più volte, il rappresentante dell'Italia ha sottolineato come la «controparte», Soile Lautsi, sia una militante atea e abbia una convinzione errata della laicità vista come l'esclusione totale del sacro dai luoghi pubblici.

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