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La rivoluzione gentile di Benedetto XVI

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AndreaGagliarducci Non c'è la nomina del sostituto del cardinal Ivan Dìas, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, tra quelle ufficializzate dalla Santa Sede ieri. Ma c'è, ed era praticamente certo, la nomina di monsignor Salvatore Fisichella a capo del nuovo dicastero dell'Evangelizzazione dell'Occidente; come era ormai scontata la nomina del cardinal Marc Ouellet, finora primate del Canada, alla Congregazione dei Vescovi; alla Pontificia Accademia per la Vita va, al posto di Fisichella, monsignor Ignacio Carrasco de Paula, della prelatura dell'Opus Dei, finora Cancelliere dell'Accademia. A sorpresa, nel pacchetto di nomine c'è anche quella a nunzio in Polonia di monsignor Celestino Migliore, che fino ad ora ha ricoperto il ruolo di osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite. Questa mattina, invece, dovrebbe essere ufficializza la nomina di Kurt Koch al Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani, al posto del cardinal Walter Kasper. Tra le nomine - tutte ampiamente preannunciate - colpisce soprattutto quella che non c'è: Ivan Dìas resta al suo posto al dicastero di Propaganda Fide, almeno un altro po'. Il porporato indiano, spossato dai problemi di salute, ha chiesto più volte di essere sostituito. Ma Benedetto XVI, che ha fatto partire da lui l'operazione di rinnovamento della Curia, sembra non voglia privarsi di un collaboratore così valido. Specialmente in un momento così difficile per il dicastero, toccato dall'inchiesta Grandi Eventi nella quale è indagato anche Crescenzio Sepe, il predecessore di Dìas. Sorprende anche la nomina di Celestino Migliore a nunzio in Polonia. Lascia vacante un posto importante, quello di osservatore permanente all'Onu: potrebbe andare a ricoprirlo monsignor Filoni, numero due della Segreteria di Stato, da tempo in rotta con Bertone. Con la nomina del nuovo nunzio in Polonia, in un colpo solo Benedetto XVI sostituisce i due «responsabili» del caso Wielgus: ordinato vescovo di Varsavia, si scoprì che aveva collaborato con i servizi segreti comunisti, e la sua nomina venne ritirata dopo tre giorni. Una leggerezza grave, della quale si possono ritenere corresponsabili il nunzio uscente di Polonia, mons. Jozef Kowalczyk (nominato ieri vescovo di Gniezno, così assumendo il titolo onorifico di primate di Polonia), e il cardinal Giovan Battista Re, finora a capo della Congregazione dei vescovi: il primo per aver proposto il nome di Wielgus nella terna di candidati, il secondo per non aver fatto ulteriori controlli. Sono nomine che portano avanti la «rivoluzione gentile» di Benedetto XVI, impegnato in una lenta, ma inesorabile, ristrutturazione della Curia. Della quale entra a pieno titolo il nuovo dicastero per l'Evangelizzazione dell'Occidente: cucito come un abito su misura per monsignor Fisichella (che pare abbia scritto di suo pugno anche il Motu Proprio di indizione), risponde alla volontà del Papa di combattere l'eclissi di Dio specialmente nei Paesi tradizionalmente cattolici. Come il Canada del cardinal Ouellet: questi, da vescovo di Montreal, ha dovuto affrontare la «revolution tranquille», un'ondata di secolarizzazione senza precedenti che ha colpito il Canada. Un lavoro che ora è chiamato a trasferire nella scelta dei nuovi vescovi, in un dicastero chiave della macchina vaticana.

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