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Ecco l'imposta federalista

I ministri Umberto Bossi e Giulio Tremonti

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Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti presentando la relazione sul Federalismo fiscale, il primo documento ufficiale che spiega cosa cambia nell'architettura fiscale dello Stato con la riforma, sgombra il campo subito dalle illazioni su un possibile aumento dell'Ici. Sì, l'odiata tassa, forse la più odiata dagli italiani, quella che Berlusconi aveva promesso di cancellare definitivamente sulla prima casa, non tornerà con la razionalizzazione delle imposte. Il primo passaggio sarà infatti riportare potere impositivo sugli immobili ai Comuni. In primo luogo trasferendo quote di gettito. Poi accorpando in un unico balzello l'Irpef immobiliare, l'imposta di registro, quelle catastali e altri prelievi collegati. Sarà da sottoporre al referendum popolare. Non solo. Agli enti locali saranno passati entro breve altre compartecipazioni di gettito che si aggiungerà ai 10 già loro assegnati. Si tratta di circa 15 miliardi di euro che simmetricamente saranno eliminati dal bilancio statale. Insomma il prossimo passo sarà il federalismo municipale che porterà i Comuni ad avere tributi propri per finanziare i servizi. Bossi presiede la riunione dei ministri alla quale il premier Silvio Berlusconi non partecipa perché impegnato in una missione internazionale. E, alla fine della conferenza stampa dopo il Cdm, la foto di gruppo dei ministri Bossi, Tremonti, Calderoli e Fitto, dà l'immagine di una riforma, che, come sottolinea il ministro della Semplificazione «non costerà», darà più diritti ai cittadini su tutto il territorio e produrrà risparmi perché, sottolinea Tremonti, «il federalismo costa se non si fa». Risparmi sui quali, però, nonostante nei giorni scorsi si fosse ipotizzato un impatto, mai smentito, di 10 miliardi, il ministro dell'Economia non si sbilancia e spiega che qui si è messo in campo «un metodo», mentre le cifre dei risparmi ci saranno «tra luglio e settembre». Insieme al «federalismo municipale arriverà anche il decreto sui costi e fabbisogni standard.   Nella relazione del Tesoro si conferma che i livelli e i costi dei servizi verranno fatti coinvolgendo la Sose, la Società per gli studi di settore e, secondo il ministro del Tesoro sarà proprio da qui che arriveranno i risparmi. «È fondamentale - ha sottolineato il ministro - passare dai costi storici ai costi standard e questo verrà fatto senza penalizzare nessuno perché gli standard verranno definiti in base alle pratiche migliori delle regioni». A luglio, assicura Tremonti, arriveranno poi i numeri sulla «fiscalità propria delle regioni». Per ora non ci sono altre cifre. Il costo e il risparmio sono demandati alla piena attuazione dei decreti attuativi. Il ministro precisa: non diamo una cifra ma un percorso, un metodo. Occorre attendere ancora. Ma si spera si possano combattere gli sprechi. Nella relazione ci sono anche i passaggi che dimostrano quelli indotti da un federalismo monco, quello approvato dal centro sinistra. Un esempio: il passaggio delle competenze dal centro alla periferia sull'assistenza sociale è costato almeno 10 miliardi di euro di maggiore spesa per le pensioni di invalidità.  

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