Mea culpa su case e appalti
La Santa Sede ammette che ci possono essere stati «errori di valutazione» nella gestione del patrimonio di Propaganda Fide, che però merita «fiducia e sostegno». La difesa della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli è affidata a una lunga nota che ne definisce con esattezza i compiti e le funzioni, spiega da dove la Congregazione prende le sue risorse, chiarisce che il patrimonio si è formato «nel corso dei decenni grazie a donazioni di benefattori di ogni ceto». Una difesa che contiene alla fine una ammissione di responsabilità: la gestione del patrimonio necessita della «consulenza di persone esperte» (e questo serve a giustificare la presenza di Angelo Balducci e Francesco Silvano tra i consultori durante la gestione Sepe, indagato nell'ambito dell'inchiesta Grandi Eventi), ma, proprio perché si tratta di un patrimonio finanziario, la stessa gestione «può essere anche esposta a errori di valutazione». È la controffensiva vaticana alle voci sui rapporti tra la «cricca» e Propaganda Fide, che rientra nell'operazione «trasparenza» voluta da Benedetto XVI, e che allo stesso tempo intende mettere a tacere la varie illazioni che sono state fatte sul ruolo e sul patrimonio di Propaganda Fide. La nota segue uno degli incontri ciclici in cui Gotti Tedeschi, presidente dello Ior, e alcuni funzionari si mettono a disposizione dei rappresentanti delle Congregazioni Religiose che investono il loro denaro nella banca vaticana: a loro Gotti Tedeschi avrebbe chiesto di non vendere proprietà all'esterno, di non avvalersi di consulenti esterni, di non fare investimenti finanziari che «in questo momento non possono rendere più dello 0,75 per cento», ma piuttosto affidarsi alla Chiesa, perché si starebbe preparando «una task force tra lo Ior e l'Apsa» per definire al meglio la gestione del patrimonio. Per la Santa Sede, era necessario «ripulire» l'immagine della Congregazione, a «tutela - si legge nella nota - della buona fama di tale importante organismo». Afferma, la nota, che la Congregazione «è l'organo che ha il compito di dirigere e coordinare in tutto il mondo l'opera dell'evangelizzazione e della cooperazione missionaria». Invia missionari, forma il clero, i catechisti, gli operatori pastorali nelle terre di missione, propone vescovi. E poi c'è l'università Urbaniana, ci sono gli aiuti per progetti nelle terre missioni (scuole, ospedali, orfanotrofi) che la rendono meglio di una Ong, perché «i costi di gestione sono di gran lunga inferiori a qualsiasi organizzazione internazionale impegnata nel campo della cooperazione». Le risorse vengono dalla Colletta ella Giornata Missionaria Mondiale e dal patrimonio finanziario e immobiliare che si è formato grazie a donazioni varie. «La valorizzazione di tale patrimonio - si legge nella nota - è naturalmente un compito impegnativo e complesso, che si deve avvalere della consulenza di persone esperte sotto diversi profili professionali e che, come tutte le operazioni finanziarie, può essere esposto anche ad errori di valutazione e alle fluttuazioni del mercato internazionale». Nonostante tutto, il patrimonio è aumentato, e con esso «si è progressivamente fatta strada la consapevolezza della necessità di migliorarne la redditività e, a tale fine, sono state istituite strutture e procedure tese a garantirne una gestione professionale e in linea con gli standard più avanzati».