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Sechi: ma nel Pd hanno la memoria corta

La sede della Regione Lazio in via Cristoforo Colombo

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Caro onorevole Montino lei evoca giustamente chiarezza ed onestà intellettuale. Da queste parti sono ingredienti che non mancano. Il suo intervento ha molti aspetti positivi ma anche qualche ombra. Apprezzo che il Pd si ponga come un interlocutore e non solo come un oppositore della giunta Polverini. È un passo avanti rispetto ad un Pd nazionale in crisi d'identità e di proposta. Però lei non rinuncia ad attaccare a testa bassa la presidente della giunta sul piano della quantità e della qualità delle persone che governano il Lazio. E qui la sua memoria è un po' corta. Lei sa bene che la giunta è figlia di un processo politico singolare: il principale partito italiano, il Pdl, non ha potuto partecipare alle ultime elezioni regionali in virtù di una guerra di carte bollate che ai miei occhi ha rappresentato un serio colpo al principio della piena rappresentanza del corpo elettorale. Questo timore è stato espresso anche dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e, sebbene siano passati molti mesi dal voto, è giusto ricordarlo. È da qui che bisogna partire, caro Montino, per capire come mai la giunta del Lazio sia così fatta e perché anche i piccoli partiti che giocano al dentro-fuori nella coalizione sono importanti. L'esecutivo guidato da Renata Polverini ha un forte handicap politico, lo dico chiaramente senza girarci intorno. Quando si è scientemente chiusa ogni possibilità di far competere la lista del Pdl nella provincia di Roma, l'opposizione pensava a due scenari: 1. La Polverini perde le elezioni e il Pd vince una corsa truccata; 2. La Polverini vince di misura ma è talmente debole da dover procedere a tentoni e prima o poi cadrà. A giudicare dai primi mesi di governo dovremmo essere in pieno secondo scenario. Ma io penso che in molti - anche nel Pdl - stiano facendo i conti senza Renata Polverini. Sarà pure a digiuno di politica, farà storcere il naso ai papaveroni del Palazzo, ma la signora è piuttosto solida. Vedremo se sarà di ferro. Dunque, non ci sono le condizioni né per azzerare né per ridimensionare la giunta, a meno che non si voglia far accademia e non politica. La Polverini ha cominciato a tagliare dove poteva e si trova a fronteggiare una situazione di bilancio che lei, Montino, conosce bene. E veniamo al consiglio e alla moltiplicazione delle Commissioni. Il Partito democratico non viene da Marte, ha governato saldamente il Lazio negli ultimi cinque anni e non mi risulta che abbia fatto alcun passo per tagliare le poltrone degli organi consiliari. Nessuno su questo terreno può mostrare certificati di purezza o invocare di essere coerente a 24 carati. Amo restare nel campo della realpolitik e dunque immagino che lei, Montino, sia pronto a bussare alla porta della Polverini, prendere un bel caffè e cominciare a discutere seriamente e una volta per tutte una rapida riforma del Consiglio. Gli elettori gliene saranno grati e Il Tempo farà il suo dovere: condurrà una tenace battaglia giornalistica contro gli sprechi e sosterrà le buone idee da qualunque parte provengano.

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