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Napolitano boccia Brancher

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il neoministro Aldo Brancher

Il pm: "Mi sento preso in giro"

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Quando Aldo Brancher giovedì è uscito dall'aula di Montecitorio dopo le votazioni è stato subito attorniato dai giornalisti che gli chiedevano se fosse davvero opportuno richiedere il legittimo impedimento nel processo Antonveneta, che lo vede imputato, al terzo giorno di nomina da ministro. E Brancher, che è un politico navigato, non s'è scomposto. Ha preso una cartellina verde della presidenza del consiglio che aveva nella mano destra e ha estratto un appunto destinato al suo difensore, avvocato Dinacci. Era un appunto anonimo, senza carta intestata, che elencava gli impegni del nuovo ministro da seguire soprattutto nei lavori parlamentari. Brancher ha cominciato a leggere dal secondo punto: la carta delle autonomie. Poi il terzo: il federalismo demaniale. Quindi ha spiegato di aver chiesto «solo tre mesi, ho dato disponibilità per il 7 ottobre, non ricordo se è sabato o un altro giorno. Poi, io sarei disponibile anche il 15 agosto, ma i Tribunali sono chiusi...».   Gli sarebbe bastato chiudere così, con una puntatina ironica. E invece ha voluto aggiungere una postilla, che poi era il primo punto della sua nota: «Devo nominare gli uffici di diretta collaborazione. Non ho ancora nominato il capo di gabinetto». Una frase in più, una frase di troppo. Che al Quirinale non è sfuggita. A Napolitano non era già piaciuto il fatto che Berlusconi, nell'assumere l'interim dello Sviluppo economico, aveva assicurato che sarebbe durato qualche giorno: e sono passati quasi due mesi. Non è piaciuta nemmeno l'ulteriore nomina di un ministro. E non è piaciuto quel comportamento del neo ministro che fedelissimi di Napolitano hanno giudicato «un po' sfacciato». In più, filtrano anche le perplessità di Fini (Bocchino aveva preannunciato: «Gesto inelegante che un ministro appena nominato e ancora senza delega cominci invocando il legittimo impedimento»). E così Napolitano s'aggrappa a quella postilla di Brancher e, un po' irritualmente, dirama una nota: «In rapporto a quanto si è letto su qualche quotidiano a proposito del ricorso dell'onorevole Aldo Brancher alla facoltà prevista per i ministri dalla legge sul legittimo impedimento, si rileva che non c'è alcun nuovo Ministero da organizzare in quanto l'onorevole Brancher è stato nominato semplicemente ministro senza portafoglio». Prima, oltretutto, era sottosegretario e dunque aveva già a disposizione uno staff. Brancher si trincera: «Non so niente, devo sentire. Non ne sapevo niente». I suoi legali provano a metterci una pezza, Dinacci per esempio ricorda che il legittimo impedimento è per seguire le riforme istituzionali. Poi, in serata, la precisazione: «È una montatura assurda, non voglio sottrarmi alla giustizia. Chiederò l'anticipo dell'udienza a fine luglio».   Le opposizioni si scatenano. Pd e Idv chiedono le dimissioni e preannunciano mozioni di sfiducia. Berlusconi è al G20 in Canada e non risponde. Parla un berlusconiano doc come Osvaldo Napoli: «La nota del Quirinale è irrituale sotto ogni profilo. Il presidente della Repubblica interviene su una scelta giuridica di competenza del ministro Aldo Brancher, con ciò anticipando il giudizio del magistrato di merito. Il Quirinale, inoltre, facendosi interprete di una legge e dei provvedimenti ad essa eventualmente collegati, come lo scudo giudiziario all'esame della Commissione Affari costituzionali, indirizza politicamente quella discussione. Sotto il profilo costituzionale, mi pare abnorme la portata della nota».  

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