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Intercettazioni, vince il dialogo

Giulia Bongiorno

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Vince la linea del dialogo sul disegno di legge sulle intercettazioni. Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia della Camera, ha infatti deciso che ci saranno nuove audizioni in vista dell'esame, in terza lettura, del provvedimento. Accogliendo così la richiesta che era stata avanzata giovedì dalle opposizioni e che era stata invece contestata da Pdl e soprattutto dalla Lega. Sette in tutto le persone che saranno ascoltate: il procuratore nazionale Antimafia Pietro Grasso, il procuratore capo di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, il professor Glauco Giostra, ordinario di procedura penale all'università «La Sapienza» di Roma e quelle dei rappresentanti di Anm, Consiglio nazionale forense, Fnsi e Fieg. Vince così la linea chiesta più volte dai finiani (e Giulia Bongiorno è proprio una dei fedelissimi del Presidente della Camera) che da settimane stanno ripetendo che il testo ha ancora bisogno di qualche aggiustamento per evitare il rischio che, dopo l'approvazione, il Presidente della Repubblica lo rimandi alle Camere senza firmarlo. Soddisfatti della decisione Partito Democratico e Italia dei Valori, anche se i due partiti annunciano che chiederanno altre audizioni. «Per noi – sottolinea la capogruppo del Pd in commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti – il ddl ha molti punti critici e questa è l'unica e ultima occasione per rimediarvi. È apprezzabile lo sforzo del presidente Bongiorno che nonostante gli ostacoli frapposti dalla sua maggioranza ha autorizzato le audizioni. Rispetto a quanto avevamo chiesto rileviamo l'assenza delle rappresentanze delle forze di polizia, del personale dell'amministrazione giudiziaria, dei gestori telefonici, dei costituzionalisti e dei cronisti. Su cui ci riserviamo di chiedere ulteriori integrazioni». Critiche arrivano invece dal capogruppo del Pdl in commissione Giustizia della Camera, Enrico Costa: «Desta perplessità la decisione di reiterare la processione di superflue e ripetitive audizioni che, di fronte a un istruttoria già delineata e approfondita, non può essere finalizzata – contrastando con l'orientamento della maggioranza della commissione – a dare maggior corpo alle osservazioni critiche contenute nella relazione del presidente-relatore».

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