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Tremonti s'arrabbia col Pdl

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Gianni Alemanno e Giulio Tremonti

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«Ma di che vi lamentate?» Giulio Tremonti continua a ripeterlo in questi giorni. È rimasto colpito dalla levata di scudi contro la sua Manovra. Ma se Berlusconi ce l'ha soprattutto per le proteste dell'opposizione, il ministro dell'Economia è infuriato soprattutto per le proteste di Regioni e Comuni. Di più, per le amministrazioni guidate dal centrodestra. Non se l'aspettava. La protesta contro il decreto di stabilizzazione dei conti pubblici ha compiuto un salto di qualità da quando si sono aggregati due big del centrodestra come Roberto Formigoni e Gianni Alemanno. Proprio con il sindaco di Roma il titolare del dicastero di via XX settembre aveva un asse preferenziale all'inizio della legislatura. Tanto che la prima Manovra triennale fu un successo per il primo cittadino della Capitale: commissariamento sui debiti pregressi e 500 milioni all'anno. Ora Alemanno scende in campo al fianco dei sindaci di centrosinistra chiedendo modifiche sostanziali. E Tremonti non ci sta. Sa benissimo che la partita più complicata per il suo provvedimento è nella parte iniziale, nel percorso al Senato, la camera dove davvero si discutono i provvedimenti e nel caso si modificano visto che Montecitorio ormai (anche per evitare agguati dei finiani) è diventata l'Aula di ratifica. Il ministro dell'Economia ha fatto sentire la sua voce. Direttamente con Alemanno e con la Polverini. Ma anche indirettamente con il sottosegretario al Welfare Pasquale Viespoli, finiano ma molto legato al sindaco di Roma. Il messaggio è chiaro: non ci sono tagli solo alle Regioni ma, soprattutto, il governo centrale ha dato il buon esempio riducendosi i fondi e tagliandosi anche gli emolumenti personali. E ancora: il momento è straordinario, tutti devono fare un sacrificio, anche gli enti locali. Infine, la minaccia velata: non tirate troppo la corda perché altrimenti arriveranno batoste più dure. Il pensiero corre subito alla Sanità, che per ora è stata risparmiata ma potrebbe essere pesantemente tagliata nella Finanziaria di fine anno. Il messaggio al sindaco di Roma è arrivato forte e chiaro. Basta leggere l'intervista di ieri sul Foglio per capire come i toni siano ora più concilianti: «Io credo che chi avrebbe il diritto di lamentarsi, più che i governatori, dovrebbero essere i sindaci. La manovra penalizza molto gli amministratori comunali. È ovvio che in un momento di emergenza devono essere presi provvedimenti drastici, ma così il peso rischia di scaricarsi in modo insostenibile sui Comuni, e per questo occorrono delle correzioni sull'eccessivo taglio a cui sono sottoposte le città». Più avanti però afferma che il governo ha fatto bene ad ascoltare il grido di allarme delle imprese chiedendo la modifica dell'articolo 41: «Io credo che la rotta di Tremonti sia quella giusta». E se Alemanno media, il Pdl al Senato non cambia di una virgola il suo atteggiamento. Spiega Andrea Augello, colomba finiana nei confronti di Berlusconi: «Abbiamo presentato i nostri emendamenti e andiamo avanti. Il presidente del Consiglio aveva chiesto di non modificare i saldi finali e in quel contesto di presentare le nostre proposte. E così è stato fatto».

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