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Bossi rinnega Brancher "Il federalismo sono solo io"

Il leader della Lega Umberto Bossi

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«C'è un solo ministro per il federalismo e sono io»: parafrasando Raul Gardini che sosteneva «la chimica sono io», Umberto Bossi ieri sul pratone di Pontida ha voluto mettere le cose in chiaro sulla nomina di Aldo Brancher a ministro per l'attuazione del federalismo. Lo ha detto senza mezze parole, da una parte tranquillizzando il popolo leghista, entrato in fibrillazione perché con la nomina dell'ex dirigente Fininvest aveva temuto la perdita di potere della Lega, dall'altra avvertendo Berlusconi che non c'è spazio per alcun ridimensionamento del Carroccio, soprattutto su una materia come il federalismo. «C'è un solo ministro per il federalismo e sono io», ha detto Bossi. «Per il federalismo l'accoppiata è sempre quella, io e Calderoli. Con Aldo Brancher - ha puntualizzato - non è cambiato nulla, si è passati dal federalismo al decentramento». A tranquillizzare i leghisti, che nonostante la pioggia e il freddo sono rimasti per cinque ore ad ascoltare tutti gli oratori, è intervenuto anche Roberto Calderoli: «Quello di Brancher è il ministero per il decentramento e non del federalismo perché quello è di Bossi». Anche il governatore del Piemonte Roberto Cota ha precisato: «Il regista del federalismo è Bossi, su questo non c'è alcun dubbio». Per convincere il suo popolo che nulla è cambiato, Bossi ha rispolverato il nome di Gianfranco Miglio, l'intellettuale che nei primi anni '90 è stato l'ideologo del partito per i suoi studi sul federalismo. «Quando partimmo con Miglio pensavamo che prima doveva esserci il federalismo e poi il decentramento, che significa distribuire i poteri della Capitale». Ed ecco allora l'ultimo stratagemma di Bossi per rasserenare la pancia della Lega Nord. «Decentramento - ha spiegato il ministro delle riforme - significa distribuire i poteri della capitale» ad altre città come, per esempio, Torino, Milano e Venezia. L'idea di Umberto Bossi è quella di non avere tutto il potere della capitale concentrato in una sola città: «Non più - ha spiegato - una capitale caput ma la capitale su tutto il territorio, soprattutto nel nostro Paese, dove molte città hanno i requisiti per esserlo». Ha così citato l'esempio dell'Inghilterra che negli anni '70 ha trasferito alcuni ministeri da Londra ad altre città: «Siamo in arretrato rispetto allìInghilterra di almeno 30 anni, e di 20 o 25 rispetto alla Francia, perché siamo il paese più centralista del mondo». Come spesso fa, Bossi è ricorso ad un riferimento storico: «Tra i tanti errori che i Savoia fecero, c'è quello di avere fatto Roma capitale. Forse allora nemmeno si immaginavano che il potere della Capitale sarebbe diventato così grande».

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