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Sepe indagato per corruzione

Monsignor Sepe, arcivescovo di Napoli

Il Vaticano: collaborerà coi pm

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Il cardinale e il ministro indagati. Crescenzio Sepe e Pietro Lunardi. L'attuale arcivescovo di Napoli e già potente prefetto della Congregazione Propaganda Fide, e l'ex responsabile del dicastero alle Infrastrutture del precedente governo Berlusconi. L'inchiesta che li vede coinvolti è quella sulla cricca che ha gestito gli appalti per le Grandi opere del G8, e che dal mare di intrighi ha tirato su una rete di potenti legati gli uni agli altri. Alla quale ora si aggiunge un'altra maglia, coi due nomi eccellenti. L'altro ieri a Sepe e Lunardi è stato notificato l'avviso di garanzia emesso dai sostituti procuratori della Procura di Perugia, Alessia Tavarnesi e Sergio Sottani. L'ipotesi di reato: corruzione aggravata in concorso per atti contrari al proprio ufficio. Per il cardinale Sepe l'indagine riguarda la ristrutturazione e la vendita di alcuni immobili di Propaganda Fide nel 2005.  Operazioni nelle quali risulterebbe coinvolto il costruttore Diego Anemone, considerato personaggio centrale dell'inchiesta sui Grandi eventi. Il sospetto degli inquirenti perugini è che l'attuale arcivescovo di Napoli abbia ricevuto in cambio dei favori. Anche per Lunardi l'accusa fa riferimento alla ristrutturazione e alla vendita di un immobile.   In entrambe le operazioni sarebbe coinvolto l'ex presidente del Consiglio dei lavori pubblici Angelo Balducci, tuttora detenuto. Il filo rosso tra Sepe, Lunardi e i personaggi della cricca era saltato agli occhi degli inquirenti perugini proprio andando a vedere i passaggi di proprietà di alcuni immobili ceduti da Propaganda Fide agli appartenenti alla stessa cerchia di amicizie, come Lunardi e Anemone. Ma a fare il nome del cardinale di Napoli è stato il capo della Protezione civile Guido Bertolaso. Mercoledì 16, davanti ai magistrati di Perugia riferisce che fu il cardinale a indirizzarlo al professor Francesco Silvano, collaboratore dell'organizzazione religiosa, che poi gli mise a disposizione l'appartamento di via Giulia, a Roma. Appartamento che secondo quanto raccontato dall'architetto Zampolini fu invece pagato da lui per conto di Anemone. Insomma una verità ancora tutta da sapere e scrivere. La forte scossa provocata dalla notizia degli avvisi di garanzia, all'esterno, nell'immediato, non ha prodotto reazioni. Al telefono del palazzo arcivescovile di Napoli ieri sera rispondevano al telefono: «Sua Eminenza non è in sede». E dalla Curia: «Il cardinale Sepe chiarirà». No comment anche dal portavoce di largo Donnaregina, e nessuna conferma sulla possibilità, sempre più concreta, che il cardinale cancelli gli appuntamenti pubblici dei prossimi giorni (una celebrazione religiosa oggi pomeriggio per la Comunità di Sant'Egidio e la presentazione domani mattina di un progetto degli industriali per i minori a rischio) per evitare uscite in ore così delicate e concentrarsi sulla lettura delle carte firmate dai magistrati. Tra i sacerdoti napoletani la notizia è accolta con stupore e incredulità. Si preferisce non commentare, in attesa di saperne di più, e si spera che la vicenda giudiziaria possa avere comunque tempi brevi. Quella stessa attività pastorale che Sepe, dal luglio 2006 arcivescovo di Napoli, ha improntato a uno stile immediato e «popolare», come ben sintetizza la frase in dialetto diventata da quattro anni il suo slogan: «A Maronna v'accumpagna». Un cardinale che non disdegna di parlare in napoletano, che ha iniziato il suo ministero in diocesi da un quartiere-simbolo come Scampia e che ha inventato iniziative religiose di grande impatto mediatico, dalle aste annuali di beneficenza per progetti sociali al grande falò dei coltelli come segno contro la violenza. Nonostante la bufera, dal Vaticano hanno sempre esortato alla prudenza sulle notizie che coinvolgono Propaganda Fide. Facendo però una precisazione che sembra un cattivo presagio. Il senso: la gestione della Congregazione è cambiata ed eventuali responsabilità ricadono su chi ha guidato la Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli (così si chiama adesso) dal 2001 al 2006.  

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