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Il Vaticano vuol far luce sulle case della "cricca"

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Ri-organizzazione: è la parola d'ordine in Vaticano, per quanto riguarda il settore finanziario. Tagliare i «rami secchi», ridefinire i paletti per contrastare una gestione di alcuni a volte considerata troppo personalistica, e quindi avviarsi verso una completa trasparenza, che metta al riparo da qualunque scandalo. Non è un'operazione avviata nel momento in cui lo scandalo delle case assegnate da Propaganda Fide è scoppiato. Ma, di certo, la situazione non è piaciuta ai piani alti della Segreteria di Stato: il Papa è stato personalmente informato dal cardinal Bertone, segretario di Stato, ed ha anche incontrato giorni fa il cardinal Dìas, prefetto della Congregazione di Propaganda Fide. Comprendere a fondo in che modo avverrà la ri-organizzazione è difficilissimo. Sembra certa la sostituzione del cardinal Ivan Dìas: non perché abbia fallito nel suo compito, ma semplicemente perché molto malato. Meno certo è l'avvicendamento di Dìas con Filoni, attuale sostituto della Segreteria di Stato: un uomo di Bertone, senza dubbio, ma anche un uomo con il quale Bertone ha avuto delle frizioni. La destinazione a nuovo incarico è attesa, ma è difficile che gli possa venire affidato un incarico così delicato. Perché la questione di Propaganda Fide è molto complessa: il patrimonio immobiliare della Congregazione è stimato da alcuni in 9 miliardi di euro, ma da «dentro» fanno sapere che la cifra è «gonfiata», perché si attribuiscono alla Congregazione anche immobili di altre congregazioni religiose. Fatto sta che, arrivato alla poltrona di «Papa rosso», il cardinal Sepe, predecessore di Dìas, ora a Napoli, si trovò a dover far fruttare il patrimonio immobiliare, ed era nelle sue prerogative decidere personalmente l'assegnazione delle case. Come era nelle sue prerogative diversificare gli investimenti, affidandoli a Francesco Silvano, finanziere di sua fiducia. Come «Papa rosso», Dìas si è trovato i faldoni della gestione Sepe e quelli della precedente gestione Tomko (riguardante gli anni di preparazione al Giubileo) da compulsare, e ha cominciato l'operazione pulizia. Un lavoro di ri-organizzazione da tempo avviato all'Apsa (l'ufficio che si occupa dell'amministrazione del patrimonio della Santa Sede) dal suo presidente, il cardinale Nicora. Probabilmente da settembre le due sezioni di lavoro dell'Apsa si accorperanno in una sola: un modo per unificare ancora di più la gestione. Interessante l'intervista che Nicora ha dato alla trasmissione Report: alcuni in Vaticano sostengono che sia stata spinta direttamente da Bertone, per dimostrare l'interesse della Segreteria di Stato a un'operazione «pulizia e trasparenza». Ma una fonte interna all'Apsa contesta che «le parole di Nicora erano contenute in tre-quattro interventi diversi, non so se fatti direttamente con il giornalista di Report o in occasioni diverse, che poi sono state assemblate». Una dichiarazione che cambierebbe ogni prospettiva.

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