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Prima il condono e poi l'abuso

Via delle IV Fontane

FOTO - I furbetti del mattone

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Un attico a Fontana di Trevi, ville bifamiliari nei parchi, pied-à-terre con vista sull'Aventino. A Roma si può. Tanto c'è il condono. Peccato però che sia quello del 2003. E che le costruzioni, invece, siano dell'anno dopo, o di quello dopo ancora. Sono oltre dodicimila le domande di condono presentate al Comune e risultate inaccettabili. Si chiamano reiezioni. Significa che si è compiuto un abuso edilizio che non solo non poteva essere fatto, ma che non può essere sanato. Per tre ragioni: perché si trova in un parco, per l'esistenza di vincoli architettonici, perché la domanda di sanatoria è stata presentata fuori termine. Sono i «furbetti» del mattone. Sono quelli che hanno costruito dove sapevano di non poterlo fare. E quelli che glielo lasciano fare. E che continuano a non vedere. Parliamo delle reiezioni, ovvero di quelle pratiche che riguardano abusi insanabili e dunque da abbattere. Tra questi, c'è addirittura chi ha compiuto un abuso dopo il temine stabilito, presentando comunque domanda di condono nella speranza di vedersela accolta o confidando, magari, in una nuova sanatoria. E non sono pochi. Si parla di quasi quattromila pratiche su ventottomila lavorate. Difficile credere che nessuno si sia accorto di quell'attico tirato su, di quella villa con piscina che prima non c'era, di un rudere semi abbandonato trasformato in casale «cinque stelle». E del «miracoloso» capannone che si trasforma in tre ville di ampie dimensioni. Ma soprattutto, come si è presentata la dichiarazione di inizio attività? Come si è ottenuta la concessione? E come presentare una domanda di condono «pregressa»? La sanatoria infatti è prevista per mettere in regola abusi (piccoli) già compiuti, non per quelli da compiere. Ma c'è di più. Il Campidoglio, infatti, sapeva. Eppure quelle 12.300 reiezioni giacciono ancora nel cassetto. Anzi, paradosso dei paradossi, tra gli abusi registrati ce n'è anche uno che sarebbe stato compiuto nella sede di Risorse per Roma, la società comunale che si occupa della gestione del patrimonio capitolino. Una città «fantasma» verrebbe da dire, dove nessuno vede, nessuno sente, nessuno parla. Ma soprattutto nessuno fa. Eppure, il fenomeno dell'invisibilità riguarda praticamente tutti i Municipi, con divergenze sostanziali. Per quanto riguarda le pratiche fuori temine, tiene la bandiera il Ventesimo Municipio con oltre settecento abusi certificati, seguono l'Ottavo (seicento), il Tredicesimo (quattrocentocinquantasei), il Dodicesimo (quattrocentotrentotto). Il Primo Municipio, vale a dire il centro storico ne conta venticinque. Per quanto riguarda gli abusi nei parchi invece ne risultano quasi mille sempre nel Ventesimo, seguito dal Dodicesimo con quattrocentosettantuno. Al di là dei numeri comunque nessun quartiere di Roma risulta immune. E le sorprese non sono finite. Dei tre condoni ancora «in vita», quello del 1985, del 1994 e del 2003 restano ancora da lavorare oltre deucentomila pratiche. Di cui circa centomila dell'ultima sanatoria, quella che ha fatto già registrare quasi la metà delle richieste esaminate, negli ultimi quattro mesi, inaccettabili (oltre dodicimila su circa ventottomila). Abusi che restano lì, come fossero appunto invisibili. Non a caso, i numeri del passato la dicono lunga sull'atteggiamento poco attivo del Campidoglio nel prendere pale e ruspe e cancellare le troppe «violenze» subite da parchi, palazzi storici, agro romano. Solo due cifre, anzi tre. Dal 1985, data del primo condono, al 1995 (nascita dell'ufficio comunale preposto allo smaltimento delle pratiche) sono state registrate come reiezioni 891 pratiche; dal 1995 ai primi mesi del 2009, vale a dire in circa 14 anni, soltanto 141. E di queste soltanto 50 notificate mentre per le restanti 91 sono state preparate le lettere di notifica, che precedono la data dell'abbattimento, ma non sono mai state inviate. In venticinque anni, insomma, si sono registrati 1.035 abusi da abbattere. Numeri che vanno rapportati alle circa 330 mila pratiche lavorate in venticincinque anni. Curioso paragonarli alle ultime cifre: su 28 mila pratiche oltre 12 mila sono reiezioni. Possibile che i «furbetti» siano arrivati soltanto dopo il 2003? La risposta forse è tutta nell'incredibile storia dell'Ufficio condono, protagonista più volte di inchieste giudiziarie, di accelerazioni sul lavoro delle pratiche e improvvisi stop. E anche di un sistema informatico tutto da verificare. Ma di questo, e altro, ne parleremo domani.

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