Berlusconi libera l'impresa
E fa lo shampoo al partito
Berlusconi approfitta dell'assemblea di Confcommercio per rilanciare il suo piano per l'impresa libera. Già. È questo ormai il suo cavallo di battaglia di fronte alle platee di piccoli imprenditori e artigiani. Le partite Iva e tutti quelli che si alzano ogni mattina per creare ricchezza così li ha definite solo qualche giorno fa all'assemblea della Confartigianato lo stesso Silvio. Che punta a restare nella memoria degli italiani per avere vinto una delle più grandi battaglie del Paese. Quella contro la burocrazia che rende gli imprenditori schiavi di carte bollate, vincoli e autorizzazioni. Berlusconi svela un altro tassello di quello che ha in mente. «Oggi - ha spiegato il premier - chi vuole avviare un'attività deve passare per decine di autorizzazioni. Noi vogliamo fare in modo che chi, per esempio, vuole aprire una pizzeria, possa farlo senza autorizzazioni. Lo Stato avrà la possibilità a posteriori (60-90 giorni) di effettuare una visita di controllo e potrà dire cosa va cambiato in quanto - eventualmente - non corrispondente alla legge. Una e vera e propria rivoluzione liberale da attuare prima con legge ordinaria e poi con modifica costituzione dell'articolo 41». L'obiettivo è di «cambiare il rapporto tra Stato e cittadini». E di ribaltare il concetto che finora ha ispirato l'azione pubblica in campo economico. Se passerà la sua riforma «sarà possibile fare tutto quello che non è vietato». Una visione anglossasone che fa correre i brividi sulla schiena alle centinaia di imprenditori in platea. Che ogni giorno lottanto oltre che contro la crisi anche con le pastoie burocratiche. Berlusconi ha il tempo anche per vantare il fatto che la manovra «non comporta sacrifici alle imprese» ma «alle amministrazioni pubbliche, che devono eliminare sprechi e privilegi». L'Italia ha una popolazione che «vive di politica non solo in Parlamento ma anche nelle Regioni, nelle Province e nei Comuni. Dovremmo almeno dimezzarla». Poi il presidente del Consiglio è tornato a iniettare dosi di fiducia. Una delle poche medicine che l'Italia non ha ancora preso. C'è necessità «che la gente abbia fiducia» e condanna il «catastrofismo» di alcuni mezzi di comunicazione ribadendo che parte dell'andamento dell'economia si basa «su un fattore psicologico». In ogni caso, ha ricordato, «abbiamo iniziato l'anno meglio di Francia e Germania. La direzione è quella giusta». Berlusconi aveva aperto il suo intervento ricordando come il quadro rappresentato da Carlo Sangalli nel corso del suo intervento «è completo di tutto ciò che bisognerebbe fare per migliorare la situazione del nostro paese». Ma in Italia, «tra il dire e il fare, non c'è di mezzo il mare, ma un oceano». Un passaggio molto applaudito dalla platea, anche quando il premier ha spiegato che «per arrivare a un risultato concreto, bisogna passare per le Forche caudine, a volte ci si scoraggia e si lascia perdere». A volte «mi viene voglia di tornare a fare l'imprenditore o di andare in pensione». Se passa la sua riforma non avrà problemi.