Regioni, Polverini: non sono bancomat
Alemanno chiede più risorse per Roma
Renata Polverini non si tira indietro. Annuncia tagli agli stipendi, accorpamenti di agenzie e società partecipate dalla Regione, lotta all'evasione fiscale. Ma altrettanto chiaramente chiede al governo di rivedere la manovra economica che pesa, ingiustamente, sulle spalle delle Regioni. Presidente Polverini, che impatto ha la manovra del governo sul Lazio? «Le nostre stime dicono 400 milioni soltanto nel trasporto pubblico. Considerato che negli ultimi anni nel Lazio non sono stati realizzati investimenti su autobus e ferrovie, sarebbe un colpo di grazia. Per non parlare della sanità e degli altri settori. È una manovra che ci mette nella condizione di non fare». Dunque è preoccupata... «Certo, sono previsti tagli su tutte le competenze regionali. In tutto 12 miliardi 980 milioni, cioè metà dell'intera manovra, è pagata dalle Regioni. Ci dispiace davvero che i tagli non siano proporzionati ai livelli istituzionali: è giusto che le Regioni facciano la loro parte ma non anche quella delle altre istituzioni». Ma se i tagli rimanessero questi lei nel Lazio alzerebbe le tasse? «No. La stessa manovra lo vieta e poi nel Lazio siamo già a un livello altissimo». Non resta che la lotta agli sprechi... «Quello che stiamo facendo. Ho tagliato sei direzioni, risparmiando 3,5 milioni di euro all'anno, e ho diminuito del 10% gli stipendi dei dirigenti apicali della Regione. Una riduzione che abbiamo realizzato sull'intero compenso e non, come previsto per i membri del governo, solo sulla quota che supera 80 mila euro. Inoltre ho convocato una giunta la prossima settimana che darà indirizzo alle società regionali per adeguarsi a questi provvedimenti». Altre iniziative che prenderà? «Sull'evasione fiscale. Ho incontrato il comandante regionale della Guardia di Finanza per rendere ancora più proficua la nostra collaborazione: va recuperato il massimo». Ma lei ha anche presentato al governo degli emendamenti alla manovra. Soprattutto per non penalizzare i servizi e le imprese. Pensa che l'esecutivo li accoglierà? «Sono ottimista per natura. Inoltre in questa situazione devo esserlo, eredito una Regione davvero difficile. Mi è cara soprattutto la proposta di scontare l'Irap alle aziende che assumono lavoratori a tempo indeterminato, spero che sia accolta». Che margine crede ci sia col governo? «Bé, il tavolo con i ministri competenti ci sarà. E poi penso che il governo deve tenere conto che si è aperta una nuova stagione in Italia. Dopo le ultime elezioni, ci sono governatori giovani che hanno dato prova di impegnarsi per contenere i costi benché abbiano ereditato situazioni molto complesse. Penso a me ma anche a Caldoro, Scopelliti e agli altri. Ecco, il governo non può penalizzarci in questo modo». Da «fuori» pensava che lo stato del Lazio fosse migliore? La stupisce qualcosa in particolare adesso che fa la governatrice? «Sono sorpresa dall'apparato burocratico: è farraginoso e dispendioso. E poi le società partecipate: sono davvero troppe. Le taglieremo, alcune le accorperemo, non possiamo andare avanti così. Chiederemo di diminuire i componenti dei consigli di amministrazione e anche i loro stipendi». Eppure tanti descrivono una Regione Lazio paralizzata. «Non è vero. Le cose stanno andando avanti. Abbiamo dato il via a lavori importanti, che erano bloccati. E poi, mi scusi, ma una Regione paralizzata potrebbe mai presentare un piano di riorganizzazione della rete ospedaliera in dodici giorni? Noi lo abbiamo fatto, altro che paralizzati». E con l'Udc? Sono settimane che provate a chiudere l'intesa con i centristi... «Anche con l'Udc le cose vanno avanti».