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Il governo sarà parte civile per danni d'immagine

Il capo della Protezione civile Guido Bertolaso

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Tutti iscritti sul registro degli indagati della procura di Roma i nomi delle sette persone finite sotto inchiesta a Firenze per l'appalto sulla Scuola dei Marescialli. Il provvedimento è una sorta di atto dovuto dopo la decisione della Cassazione ha disposto il trasferimento per compentenza nella Capitale. Per i sette indagati, Fabio De Santis e Angelo Balducci (ancora in carcere in attesa della decisione del Riesame), Francesco Maria De Vito Piscicelli (ai domiciliari), Guido Cerruti (che ha l'obbligo di dimora), Denis Verdini, Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei, il reato è quello di concorso in corruzione. Al momento il fascicolo romano non contiene nessun atto dell'inchiesta fiorentina, ma solo la pronuncia della Cassazione. Per gli inquirenti capitolini è già scattata la corsa contro il tempo, dal momento che il 30 giugno sarà l'ultimo giorno utile per chiedere l'eventuale rinnovo delle misure cautelari. «Nessuna guerra tra procure - ha assicurato Giuseppe Quattrocchi, procuratore capo di Firenze - Non siamo in grado di inviare le carte perché, avendo esercitato l'azione penale, le ha il Tribunale. Si tratta di un caso ingarbugliato». Per trovare una soluzione si dovranno attendere le motivazioni della Corte, previste per oggi. Intanto ieri a Firenze il governo ha dichiarato di volersi presentare parte civile nel processo. «Fra gli imputati ci sono funzionari che erano in servizio presso il dipartimento dello Sviluppo, della presidenza del Consiglio. Se i reati saranno accertati questa vicenda lede l'immagine dell'amministrazione», ha dichiarato l'avvocato dello Stato Massimo Giannuzzi, che ha aggiunto: «Per costituirsi parte civile serve l'autorizzazione della presidenza del Consiglio. In genere questi atti li firma Gianni Letta. Stavolta è stato firmato da Silvio Berlusconi in persona». Intanto ieri Guido Bertolaso è stato interrogato dai pm di Perugia. «Ho dimostrato la mia totale estraneità alle accuse che mi sono state mosse».

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