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Fini frena il Pdl sulle intercettazioni

Il presidente della Camera Gianfranco Fini

Il Cav: se cade il governo si va al voto

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Continua lo scontro all'interno del Pdl sul disegno di legge sulle intercettazioni. Da una parte c'è il presedente della Camera Gianfranco Fini che cerca di frenare sui tempi, dall'altra il premier Silvio Berlusconi che invece spinge per chiudere, in tempi brevi, la partita e al centro Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto, rispettivamente presidenti dei gruppi parlamentari del Pdl al Senato e alla Camera, che in una nota congiunta chiedono una rapida entrata in vigore delle norme sulle intercettazioni. Il primo a mettere le cose in chiaro è proprio Fini che dopo aver ricevuto il testo del ddl dal Senato assicura che a Montecitorio l'iter del provvedimento sarà «corretto» perché «il corretto svolgimento dei lavori parlamentari è sempre stato assicurato e lo sarà anche in futuro, nel puntuale rispetto delle norme regolamentari che disciplinano il procedimento legislativo». Ora quindi la battaglia si gioca tutta sui tempi di trattazione del ddl prima in commisione Giustizia e poi in aula. Ed è lo stesso Fini a spiegare la sua posizione parlando a Benevento: «Perché dobbiamo correre tanto prima delle vacanze estive come se ci fosse qualche nemico da combattere?». E aggiunge: «Ne stiamo discutendo da oltre due anni, se ne può discutere ancora un po' facendo uno sforzo ulteriore per evitare polemiche e fraintendimenti, per avere un testo condiviso. Non capisco la fretta di discutere un disogno di legge ordinario» che tra l'altro «ha suscitato da più parti molte contrarietà: è dovere della politica tenere conto e discutere ancora». Di tutt'altro parere invece è il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che, parlando al telefono con alcuni esponenti del suo partito, ha fatto la voce grossa: «O si rispettano i tempi oppure qualcuno si prenderà la responsabilità di far cadere il governo. Si va avanti e si chiude. Non posso certamente farmi ricattare su un punto votato all'unanimità dall'ufficio di presidenza del partito». Il premier così, ricordando proprio la riunione dell'8 giugno alla quale hanno partecipato anche gli esponenti «finiani» e che si è aperta proprio con la lettura del programma elettorale, ha confermato tutta l'intenzione di andare avanti «ad ogni costo» votando il ddl «non è più modificabile» entro luglio. Dunque il Cavaliere a rallentare non ci pensa proprio e in questa direzione era arrivata anche la nota congiunta dei presidenti dei gruppi parlamentari del Pdl al Senato e alla Camera: Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto. Una dichiarazione per chiedere che «le norme sulle intercettazioni entrino in vigore presto» e sottolineando che per il partito di maggioranza relativa non ci sono spazi per modifiche rispetto al testo del Senato concordato «unanimemente nell'ufficio di presidenza del Pdl» che è da considerarsi «definitivo». Ovvia la dura replica del segretario del Pd Pier Luigi Bersani: «Franceschini ha chiesto a Fini che siano garantiti i tempi; Fini ha risposto che le procedure saranno rispettate; Cicchitto dice che si fa tutto entro agosto... vuol dire che pensa che non si faranno modifiche alla Camera. Ma cosa intende, Cicchitto, che dobbiamo solo alzare la mano? Non sa a cosa vanno incontro... Siamo oltre ogni limite».

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