"Intercettazioni, ddl da cambiare"
"A settembre presenterò la riforma della Giustizia al Consiglio dei ministri e poi la porteremo in Parlamento". Lo ha annunciato il ministro Angelino Alfano. Tra i punti qualificanti, la separazione delle carriere e la creazione di due Csm. Intanto il pm di Palermo Nino Di Matteo ha replicato alle ultime accuse del premier: "Resisteremo all'offensiva - ha detto - perchè crediamo nella Costituzione sulla quale abbiamo giurato". L'Idv attacca sulle intercettazioni: "I pedofili ringraziano Alfano". BOCCHINO - "Siamo davanti a un bivio. O c'è una svolta e nel Pdl d'ora in poi si discuterà preventivamente su ogni questione, decidendo tutti assieme; oppure noi continueremo a porre all'esterno le questioni, alleandoci con l'opinione pubblica". È quanto afferma in una intervista alla Stampa, Italo Bocchino, ex vicecapogruppo Pdl alla Camera, secondo cui "due o tre cose rischiano di minare la legge sulle intercettazioni. Lo dice Pecorella, che è l'avvocato di Silvio Berlusconi - aggiunge -, ma se lo dice Gianfranco Fini, si urla al sabotaggi. Sul ddl intercettazioni - spiega Bocchino - ci sono ancora profili di irragionevolezza nel meccanismo di proroga di 72 ore e di incostituzionalità nel divieto di pubblicare notizie non coperte da segreto istruttorio, per le quali prevale il diritto di cronaca. Non sono convinto che la manovra da 5 miliardi sia sufficiente - rileva inoltre Bocchino -. Quando vedo grandi Paesi europei avviare manovre finanziarie maggiori della nostra, mi viene da pensare che noi tra sei mesi dovremo chiedere nuovi sacrifici". Sullo scontro interno al Pdl, Bocchino afferma: "La forza della minoranza sta nella sua autorevolezza e nell'avere strategia politica". CASINI - "La legge sulle intercettazioni va cambiata di tutto punto, ci vuole un compromesso da trovare insieme e al posto di Fini terrei conto che la maggioranza vuole un iter rapido ma userei anche il buonsenso che dice che viene prima la manovra, un provvedimento che deve avere la priorità". Lo sostiene in un'intervista a Repubblica il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. "La legge non può passare così - prosegue - la Camera non è l'ufficio timbri. Allo stato non è una legge votabile e non supererebbe il vaglio della Consulta". Casini propone infine alle maggioranza: "Sediamoci attorno a un tavolo e troviamo un compromesso".