I finiani affilano le armi
Sul disegno di legge sulle intercettazioni è ancora polemica. Il testo non ha fatto nemmeno in tempo ad approdare alla Camera che immediatamente è riuscito ad attirare a sé non solo le dure critiche dell'opposizione ma anche il mal di pancia di qualche parlamentare della maggioranza. Senza contare lo scontento di Gianfranco Fini al quale ha fatto da coro anche quello del presidente dell'Antimafia, Beppe Pisanu che ha commentato: «La legge sulle intercettazioni non deve «indebolire un prezioso strumento investigativo né limitare la libertà d'informazione». Ora quindi i nodi da sciogliere rischiano di diventare tre e sono proprio i parlamentari vicino al primo inquilino di Montecitorio a sollevarli. Il primo riguarda, per l'appunto, la tempistica sulla discussione del provvedimento che Fini non ha fatto mistero di voler trattare con calma dopo la pausa estiva. Nel tentativo di risolvere la questione Fini domani incontrerà la presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno, e i tecnici di Montecitorio per fare il punto sulla tempistica dell'esame del provvedimento. All'ordine del giorno dell'Aula, intanto, ci sono molti altri progetti di legge come, ad esempio, la Carta delle autonomie, il ddl Grecia, il ddl per la cittadinanza, l'omofobia, e soprattutto la manovra economica che tra pochi giorni arriverà alla Camera e quindi lo slittamento sembra quasi obbligato. Proprio su questo punto interviene un finiano doc come Fabio Granata: «I berlusconiani dicono che sicuramente il testo verrà approvato entro luglio senza modifiche? Mi sembra un'ipotesi altamente improbabile...». Ma se i tempi sono stretti allora la soluzione la propone il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto: «Noi siamo pronti a lavorare anche ad agosto». Uno scenario che, però, secondo i seguaci di Fini è irrealistico, vista l'endemica difficoltà del Pdl a tenere i deputati in Aula. Il secondo punto controverso riguarda invece l'idea di Berlusconi di riproporre la fiducia sul ddl anche alla Camera. Un'ipotesi che non piace a Fini: «Spero che il governo ci ripensi non due ma quattro volte». Un consiglio frutto di un'attenta analisi politica. Infatti, se venisse chiesto all'Aula di votare la fiducia sul testo uscito dal Senato si renderebbero nulle tutte le richieste dei finiani di poter modificare il testo. E così, ecco introdotto il terzo motivo che potrebbe creare scontri all'interno del Pdl: quello dei contenuti sui quali i deputati vicini al presidente della Camera non sembrano intenzionali a «mollare». Per gli uomini di Fini sono molte le cose che andrebbero riviste a cominciare dalla proroga di «tre giorni in tre giorni» concessa per gli ascolti («procedura troppo farraginosa»), fino ad arrivare alla questione dei cosiddetti «reati satellite» («anche per l'usura andrebbe prevista una procedura più semplice come quella per i reati di mafia»). Poco gradite risultano anche l'autorizzazione data dal Gip collegiale (forse non ricordando, commentano nel Pd, che la misura venne inserita alla Camera per volere della Bongiorno), e «l'impossibilità di fatto di fare le intercettazioni ambientali». Se tali richieste venissero accolte, si capisce dai finiani, poi si farebbe di tutto per «accelerare l'esame alla Camera e l'eventuale terza lettura al Senato». Intanto a fare scudo sul disegno di legge appena approdato alla Camera ci pensa non solo il ministro della Giustizia Angelino Alfano («Non è vero che non si potrà pubblicare nulla con la legge sulle intercettazioni»), ma anche il leader della Lega Umberto Bossi: «Se dovessero esserci delle modifiche, il testo non passa più». Un chiaro avvertimento a Fini e a tutti i suoi amici che rischia di mettere ulteriormente in crisi la discussione sul disegno di legge sulle intercettazioni.