Berlusconi all'attacco delle toghe rosse

Un Silvio Berlusconi arrembante. Un Berlusconissimo. Il premier torna ad attaccare i «giudici politicizzati» che puntano a sovvertire l’esito del voto popolare. Parole sentite e risentite. Ma stavolta è diverso. L’attacco arriva nei giorni in cui a Trani prende forma l’ipotesi di un complotto ai danni del presidente del Consiglio e del governo. Di più. Berlusconi affida il suo pensiero a cinque messaggi registrati e postati sul sito www.forzasilvio.it. Insomma, si tratta anzitutto di un segnale rivolto ai suoi sostenitori. Quasi un modo per ricompattare le truppe e spiegare i problemi che l'esecutivo sta affrontando sono gli stessi che gli elettori del Pdl sentono come prioritari. Anche la strategia comunicativa non è casuale. D'ora in poi, infatti, il premier si affiderà sempre di più al web, alle conferenze stampa, alle note ufficiali. È lui stesso a spiegarlo fermandosi a parlare con i cronisti appostati sotto Palazzo Grazioli poco prima di lasciare Roma (rapida sosta a villa La Certosa e, in serata, visita a Milano al sesto nipotino, figlio di Piersilvio, appena nato). Basta domande «per strada». «Ho deciso - spiega - che, fino a fine legislatura, parlerò solo nelle conferenze stampa e con note ufficiali. Mi spiace che stiate qui». Detto fatto, ecco i cinque messaggi. Giustizia Berlusconi non ha dubbi. In Italia ci sono giudici politicizzati che hanno come unico obiettivo quello di sovvertire il voto popolare. «La mia esperienza di anni di aggressioni giudiziarie - dice - dimostra che questi giudici sono perfettamente consapevoli e sanno molto bene ciò che vogliono. Non solo. Quando una legge votata dalla nostra maggioranza non è da loro condivisa la impugnano, la portano davanti alla Corte costituzionale che è costituita da una maggioranza di giudici di sinistra e ne ottengono l'abrogazione». Anche per questo il premier annuncia che «ormai imminente» una «grande riforma della giustizia alla quale stiamo lavorando» e che porrà «rimedio a questa anomalia». Rai«La sinistra - attacca il Cavaliere - continua a ripetere come un mantra che il presidente del Consiglio controlla tutte le televisioni», ma in Rai «tutti i talk show tranne uno sono contro il premier e il governo». Nessun nome anche se è altamente probabile, se non quasi certo, che l'«eccezione» sia Porta a Porta. Per quanto quanto riguarda Mediaset, invece, il premier non fa misteri: a parte Emilio Fede «l'ultimo dei Mohicani che fa il tifo per me», tutte le altre trasmissioni sono assolutamente «super partes». Poi un pensiero alla par condicio. «È evidente - spiega - che appena possibile dovremo rivedere le regole sulla comunicazione politica in televisione». Anche perché, continua, «per apparire in Tv, il premier in Italia dispone di una conferenza stampa di fine anno oppure di uno o due talk show all'anno dove i temi sono scelti da altri e i tempi sono così ristretti da impedire una comunicazione efficace». «Tra l'altro - conclude - c'è una comunicazione che considero del tutto impossibile nei pollai allestiti in alcune trasmissioni dove si fa solo diffamazione e disinformazione a vantaggio di una stessa parte politica che è la sinistra». Politica Rispondendo ad un altro sostenitore, Berlusconi parla di sé: «Dicono che faccio del populismo, io ritengo di fare l'interesse della gente e la gente mi contraccambia credo con interesse e anche con amore. Come imprenditore prestato alla politica mi sento uomo d'azione e come tale interpello la gente, l'ascolto e poi decido». «Penso - prosegue - che un leader politico che vuole veramente interpretare l'aspirazione del popolo che rappresenta non possa vivere in una torre d'avorio». E quando gli si chiede cosa pensi delle scuole di politica risponde: «Non sono d'accordo, non ho mai avuto tanta considerazione per i professionisti della politica che non hanno un mestiere alle spalle, io in politica preferisco chi viene dalla trincea del lavoro». Le parole di Berlusconi scatenando l'immediata reazione dell'opposizione che lo accusa di alzare il livello dello scontro perché in evidente difficoltà. Lui non se ne cura e oggi pomeriggio sarà in Libia per incontrare Gheddafi. Massimo riserbo sui motivi della visita, ma è indubbio che i due non potranno fare a meno di prestare attenzione a ciò che, sempre oggi, avverrà a Tripoli. Nella capitale libica sono infatti attesi i ministri degli Esteri svizzero Micheline Calmy-Rey e quello spagnolo Miguel Angel Moratinos, attuale presidente di turno dell'Unione europea. I due ministri degli Esteri dovrebbero firmare un documento che dovrebbe far tornare in patria l'imprenditore svizzero Max Goeldi da mesi bloccato a Tripoli.