Alfano accelera sulla riforma della giustizia Opposizione e magistrati sempre contrari
Ilministro della Giustizia Angelino Alfano traduce in un tempo ben preciso quell'«imminente» che il premier Berlusconi aveva annunciato per gli interventi nel sistema giudiziario destinati mettere fine all'«anomalia» delle toghe che vogliono sovvertire il voto popolare. Ma un coro di no si alza contro il progetto che il Guardasigilli presenterà all'esecutivo dopo la pausa estiva e che prevede la separazione delle carriere tra giudici e pm, la nascita di due Csm e di una meccanismo disciplinare «che risolva il problema di una giustizia troppo domestica». «La voteremo presto, per varare la Bicamerale di D'Alema ci vollero quattro mesi», assicura il ministro, ottimista sui tempi necessari per le modifiche costituzionali. Dall'opposizione il Pd fa muro proprio contro ogni ritocco della Carta: «Siamo contrari al'ipotesi di costituire due Csm e di separare ulteriormente le carriere, già oggi nettamente distinte», dice il responsabile Giustizia, Andrea Orlando, invitando il ministro a pensare piuttosto ai tempi del processo civile, a garantire messi e risorse, all'emergenza carceri. Per l'Idv, Massimo Donadi annuncia di non fidarsi «di chi irride e denigra le istituzioni e la costituzione, che ritiene fastidiosi ostacoli tra lui e il raggiungimento del potere assoluto». Dal mondo giudiziario, se l'Anm tace, parlano i consiglieri togati del Csm, esponenti delle diverse correnti della magistratura. «La mancanza di una idea complessiva che non sia ritorsiva è una costante di questo ministro, di questo governo. Prevedere un voto in tempi brevi su modifiche costituzionali dimostra una idea curiosa di giustizia e di costituzione», osserva Livio Pepino (Magistratura Democratica). «Sono sempre annunci, quando si trasformeranno in testi ragioneremo» dice Fabio Roia (Unicost) avvertendo che «quando si toccano le regole fondamentali dello stare insieme i tempi brevi e le forzature di maggioranza non fanno bene a nessuno». Salutano invece con fiducia l'annuncio di Alfano i penalisti italiani, da sempre fautori della separazione delle carriere: «Se non resterà per l'ennesima volta lettera morta – sottolineano – la politica della giustizia riceverà il suo vero slancio riformatore».